Washington, 25 novembre 2015 – La solitudine provoca un indebolimento delle difese immunitarie e facilmente accorcia la vita. È quanto annuncia la Chicago University. Lo studio, pubblicato sulla rivista Pnas, dimostra che l’isolamento può favorire un’esaltata produzione di monociti immaturi, con i geni dell’infiammazione attiva e quelli delle risposte anti-virali “azzoppati”. Nelle moderne società in cui prevalgono single e coppie senza figli, quello della solitudine è un baratro in cui è fin troppo facile cadere. Non solo uno status sociale problematico allora, ma per la nostra salute una vera e propria minaccia, che aumenta del 14% il rischio di morte prematura.
I ricercatori hanno dimostrato, coinvolgendo un gruppo di uomini e donne con un’età superiore ai 50 anni, che alcuni geni del sistema immunitario, i geni chiamati CTRA, sono più attivi nelle persone che hanno dichiarato di sentirsi molto sole. Questi geni sono legati a un abbassamento della risposta immunitaria contro i virus, e aumentano l’infiammazione, un processo legato a numerosi problemi di salute. Lo studio ha suggerito anche che coloro che si sentono più soli nel corso della vita hanno il 15 per cento di probabilità di morire presto rispetto alle persone che non soffrono la solitudine. La cosa sorprendente è che tra questi geni e la solitudine c’è un rapporto bidirezionale: la solitudine rende più attivi i geni e i geni più attivi aumentano le probabilità di rimanere soli. Secondo gli scienziati è possibile che i cambiamenti immunitari portino le persone ad essere più ansiose, facendo risultare più difficile socializzare.