Souloncology

Oltre la malattia

7 Settembre 2023
di intermedianews
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OMS: rivoluzione digitale in arrivo, evitare le diseguaglianze

La sanità sta per essere investita da una rivoluzione digitale, ma milioni di persone rischiano di rimanere escluse. È l’allarme lanciato dalll’Ufficio europeo dell’Oms in occasione del ‘Symposium on the Future of Health Systems in a Digital Era in the European Region’ tenutosi fino a ieri a Porto. In occasione del summit è stata presentato un rapporto secondo cui solo metà dei Paesi ha adottato politiche per superare il ‘digital divide’, la cui persistenza può mettere a rischio il diritto alla salute. “Mentre corriamo verso questo futuro digitale, dobbiamo porci alcune domande importanti: se i suoi benefici saranno inclusivi, se i nostri dati saranno sicuri e protetti, quale impatto avrà sul personale sanitario”, afferma il direttore dell’Ufficio europeo dell’Oms Hans Henri Kluge. Il rapporto (‘Digital health in the European Region: the ongoing journey to commitment and transformation’) rileva che la pandemia ha impresso una’accelerazione alla transizione digitale e oggi l’83% degli Stati della Regione europea dell’Oms ha un programma per la sanità digitale, il 77% possiede un’agenzia dedicata, tutti hanno destinato risorse alla digitalizzazione. Sono inoltre sempre più diffuse pratiche come la telemedicina o il monitoraggio da remoto dei pazienti (nel 77% degli Stati), la prescrizione elettronica (82%), sistemi di valutazione degli esami da remoto (come la teleradiologia). Il grande scoglio resta l’accesso alle nuove tecnologie: solo il 52% degli Stati ha sviluppato politiche per l’alfabetizzazione digitale sanitaria e il 56% piani per l’inclusione digitale. “È una triste ironia che le persone con competenze digitali limitate o assenti siano spesso quelle che possono trarre il massimo vantaggio dagli strumenti e dagli interventi sanitari digitali, come gli anziani, i disabili o le comunità rurali”, aggiunge Kluge. “Affrontare questo squilibrio è necessario per la trasformazione digitale del settore sanitario”.

6 Settembre 2023
di intermedianews
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Tumori: trend di aumento casi tra under-50 anche in Italia

“Il trend di crescita dei casi di tumore, anche in particolare negli under-50, è un fenomeno che noi oncologi abbiamo cominciato a vedere negli ultimi anni; i dati italiani che pubblicheremo a dicembre fanno vedere lo stesso trend, specie un incremento dei casi di cancro alla mammella e al colon. Fortunatamente nel nostro paese grazie alle nuove strategie terapeutiche disponibili pensiamo che a ciò non corrisponderà un aumento della mortalità”. È quanto anticipato dal Presidente Nazionale dell’Associazione Italiana di Oncologia Medica (Aiom) Saverio Cinieri, Direttore UOC Oncologia Medica e Breast Unit, Ospedale Antonio Perrino di Brindisi, commentando i dati dello studio in uscita sul BMJ Oncology relativi all’incidenza e alla mortalità dei tumori nella fascia di età 14-49 anni.

“Si tratta di uno studio importante, sottolinea l’esperto, non solo per noi oncologi perché va ad avvalorare ciò che vediamo da parecchio come società scientifica, ma anche per chi amministra la sanità, perché sicuramente la malattia dei prossimi anni sarà il cancro in tutte le sue sfaccettature, assorbendo molte risorse”. “Stiamo assistendo da anni anche noi a questo aumento, in generale non solo tra gli under-50 – ribadisce Cinieri -. I motivi non sono chiari e netti, ad esempio la correlazione del tumore del tratto digerente con la dieta è ben definita, ma anche alcol e tabacco sono senz’altro fattori importanti. Nelle donne – continua l’esperto – per esempio, invece è in netto incremento il cancro del polmone, proprio perché il vizio del fumo è ormai ampiamente sdoganato anche tra di loro”. Detto ciò, sottolinea l’esperto, anche altri fattori vanno presi in considerazione come ad esempio alcuni tipi di inquinamento ambientale. “Ma consideriamo anche che ci sono stati 2 anni e mezzo di pandemia che ha peggiorato sia gli stili di vita (con l’aumento della sedentarietà e delle abitudini alimentari scorrette), sia la prevenzione (con una riduzione dell’adesione ai programmi di screening e alle campagne di vaccinazione contro il papillomavirus”, rileva Cinieri. Ci deve essere quindi un’attenzione maggiore anche nell’informare la popolazione sui rischi alimentari e sulla sedentarietà e anche all’importanza degli screening e della vaccinazione contro il papillomavirus, conclude Cinieri.

5 Settembre 2023
di intermedianews
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Salute: solo 4 italiani su 10 fanno controlli regolari

5 settembre 2023 – Cresce, seppur di poco, l’attenzione degli italiani per la propria salute: il 41% dice di monitorarla regolarmente attraverso visite ed esami, in crescita rispetto al 33% nel 2022. Le donne si confermano più attente degli uomini, ma soltanto il 47% ha svolto una visita ginecologica nell’ultimo anno. Tra chi non fa controlli, uno su cinque (20%) indica i tempi di attesa troppo lunghi tra le motivazioni. È quanto emerge dall’ultima rilevazione dell’Osservatorio Sanità di UniSalute, svolta in collaborazione con l’istituto di ricerca Nomisma. L’indagine, che periodicamente sonda l’attitudine alla prevenzione degli abitanti del Bel Paese, ha riscontrato un aumento del numero di persone che fanno controlli regolari, sintomo forse di una maggior serenità nel frequentare le strutture sanitarie dopo gli anni di pandemia. Restano però ancora una minoranza gli italiani che svolgono visite ed esami di prevenzione.

Secondo la ricerca – si legge in una nota – appena il 41% degli intervistati dichiara di monitorare la propria salute attraverso controlli regolari. Un dato comunque incoraggiante rispetto al 2022, quando a farlo era solo il 33% del campione. A questo dato corrisponde inoltre un calo di chi dice di curarsi solo quando inizia a soffrire di un disturbo o di una malattia – in discesa dal 48% al 45% – e anche di chi dice di non fare nulla di particolare per tutelare la propria salute (5%, contro il 9% l’anno scorso).

Andando ad analizzare meglio i dati, però, si riscontrano variazioni significative a livello geografico: se al Nord fa controlli regolari circa il 40% della popolazione, e al Centro addirittura il 45%, al Sud e nelle Isole la percentuale crolla al 31%. Così come si notano differenze tra il campione maschile e quello femminile: dice di fare controlli regolari il 42% delle donne, contro appena il 33% degli uomini. Nonostante ciò, la ricerca evidenzia anche come meno della metà delle italiane si sia sottoposta a una visita ginecologica nell’ultimo anno (47%), con una su quattro (25%) che addirittura non ha mai effettuato la visita o non la svolge da molti anni.

4 Settembre 2023
di intermedianews
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ISS: 151.000 infezioni sessuali in 10 anni, rilevante aumento

4 settembre 2023 – Dalla sifilide all’Hiv passando per clamidia e papilloma virus, ogni giorno, nel mondo, vengono contratte più di un milione di infezioni a trasmissione sessuale. A ricordarlo è l’Organizzazione Mondiale della Sanità, in vista della giornata internazionale della Salute sessuale che si celebra il 4 settembre. E il problema è molto diffuso anche in Italia, dove si è osservato un “aumento rilevante nell’ultimo decennio”, in particolare tra gli under 24, in base ai dati dell’Istituto Superiore di Sanità. Nel nostro Paese, dal Sistema Sorveglianza delle Infezioni Sessualmente Trasmesse (Ist) dell’Iss, sono stati segnalati 151.384 nuovi casi di infezioni dal 1991 al 2021, con un aumento costante a partire dal 2005 e un rallentamento nel 2020 a causa dell’emergenza Covid. Moltissime sono quelle che non vengono diagnosticate o che lo sono in ritardo e la fascia più colpita è quella tra 15 e 24 anni.

“L’aumento rilevante che abbiamo osservato in Italia nell’ultimo decennio, in particolare tra i giovani – precisa Barbara Suligoi, responsabile del Sistema di sorveglianza Ist dell’Iss – indica la scarsa consapevolezza e l’insufficiente informazione del cittadino nei confronti di queste infezioni. La patologia più diagnosticata sono i condilomi: sono causati dal virus del papilloma umano e sono pertanto prevenibili dalla vaccinazione anti-HPV, che previene anche vari tumori ano-genitali. La maggior parte di queste infezioni sono curabili se diagnosticate e trattate tempestivamente. Ma, in mancanza di trattamento, il rischio di gravi conseguenze a distanza di tempo è elevato: parliamo di problemi durante la gravidanza, sterilità e tumori”. Per questo, conclude, “è importante rivolgersi tempestivamente al medico in presenza di qualsiasi disturbo a livello genitale” e “soprattutto prevenirle con le regole del sesso sicuro”.

1 Settembre 2023
di intermedianews
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Alcol, in Italia 1,3 mln 11-25enni bevitori a rischio

1 settembre 2023 – Quanto è diffuso il consumo di alcol fra i giovanissimi in Italia? Il tema è sotto i riflettori in questi giorni, sull’onda del dibattito scatenato in relazione agli ultimi fatti di cronaca, episodi di violenza che hanno coinvolto adolescenti e nelle cui ricostruzioni è entrato in gioco anche il fattore alcol. A scattare una fotografia periodica del rapporto dei giovani con l’alcol è l’Ona (Osservatorio nazionale alcol) dell’Istituto superiore di sanità. E secondo gli ultimi dati disponibili, diffusi nel rapporto 2023, circa 1 milione e 370 mila ragazzi di età compresa tra 11 e 25 anni ha bevuto alcolici secondo modalità a rischio per la salute nel 2021. In questa fascia d’età, che include da adolescenti poco più che bambini a giovani adulti, il 18,6% dei maschi e il 12,8% delle femmine sono consumatori a rischio, “con frequenze in diminuzione, ma ben lontane per i minori dal valore atteso di zero”, rilevano gli esperti.

Sono 620mila i minori – cioè il 16,5% dei maschi e il 14,2% delle femmine tra 11 e 17 anni – che risultano aver bevuto alcolici e rientrano tra i “consumatori a rischio che avrebbero richiesto e richiedono un’identificazione e un intervento di counseling motivazionale, rivolto all’incremento della consapevolezza del rischio e dei danni causati dall’alcol”. E poi c’è il binge drinking, l’abbuffata alcolica, pratica che nell’anno considerato ha interessato l’11,4% dei maschi e il 6,4% delle femmine di 11-25 anni. Tra gli under 18 ha sperimentato il binge drinking il 2,3% dei maschi e l’1,8% delle femmine. Tra i 18-20enni, il 72,3% dei maschi e il 62,2% delle femmine consuma bevande alcoliche, 300.000 bevono secondo modalità a rischio, 279.000 si ubriacano. Tra i 21-25enni circa 450.000 sono consumatori a rischio, il 19,9% dei maschi e il 10,9% delle femmine, 424.000 quelli che si ubriacano. Numeri che portano gli esperti a ribadire l’urgenza di “una strategia nazionale dedicata ai giovani che miri agli obiettivi della Risoluzione del Parlamento europeo per un strategia alcol zero e a quelli dell’Oms”, Organizzazione mondiale della sanità, “che da anni ha identificato il contesto e il target giovanile come alcohol-free”.