Souloncology

Oltre la malattia

28 Marzo 2023
di intermedianews
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Nasce “One Healthon”, la rete globale della salute. Obiettivo: promuovere il benessere delle persone e del pianeta

Roma, 28 marzo 2023 – Ogni anno nel mondo nove milioni di persone muoiono perché vivono in ambienti non sani. E solo in Europa ogni 12 mesi, si contano 500mila decessi evitabili, 60mila solo in Italia (15mila in Lombardia) per malattie respiratorie, cardiovascolari e per i tumori. Una strage contro la quale nasce “One Healthon”, la rete della salute, la prima campagna mai realizzata in Italia per sensibilizzare cittadini, Istituzioni, medici, media sulla necessità di promuovere il benessere del Pianeta. E favorire la prevenzione e l’innovazione, con particolare riferimento alla gestione della fragilità, anziani e pazienti oncologici in primo luogo. “Il progetto nasce con la neonata “One Health Foundation” – afferma Rossana Berardi coordinatrice del progetto e Ordinario di oncologia medica all’Università Politecnica delle Marche -. Un organismo che intende favorire progetti di salute e benessere con una visione a 360 gradi, perché per vivere bene è indispensabile ovviamente seguire corretti stili di vita ma va data un’enorme attenzione a ciò che ci circonda. Con uno sviluppo sostenibile come unica arma vincente. Abbiamo coinvolto professionisti sanitari, associazioni di pazienti, Istituzioni, ricercatori”. One HealThon è promosso da un comitato scientifico strategico, formato Rossana Berardi, Giuseppe Quintavalle Direttore Generale del Policlinico Tor Vergata di Roma, Nicla La Verde direttrice dell’Oncologia dell’Ospedale Sacco di Milano, Mauro Boldrini Direttore di comunicazione di AIOM, Attilio Bianchi Direttore Generale del Pascale di Napoli, Iole Fantozzi Dirigente generale dipartimento tutela della salute e servizi socio-sanitari Regione Calabria e Giorgio Ascoli Direttore Scientifico della Fondazione Azienda Ospedaliera Universitaria delle Marche onlus.

“Dobbiamo muoverci su più ambiti: una forte sinergia con il PNRR per favorire la deospedalizzazione e la presa in carico globale del paziente – sottolinea Giuseppe Quintavalle – anche per seguire le esigenze che emergono dal Territorio. Proprio per questo abbiamo inviato una survey ad oltre 500 associazioni di pazienti per capire le loro reali necessità e quindi meglio finalizzare la campagna. E’ emerso un quadro confortante, di grande attenzione alla prevenzione e diagnosi precoce soprattutto in campo oncologico e forte sensibilità alla digitalizzazione della medicina. Per questo abbiamo attrezzato un camper che girerà per l’Italia per creare sensibilizzazione sugli screening oncologici e favorire l’adesione ad esami spesso salvavita”.

“Nel Sud del Paese, in particolare in Calabria, le percentuali sono davvero modeste – spiega Iole Fantozzi – la partecipazione alla mammografia e alla ricerca del sangue occulto nelle feci nel 2021 sono basse. Dobbiamo recuperare migliaia di uomini e donne che non partecipano a questa attività di prevenzione secondaria”. Oltre agli eventi territoriali, si terranno webinar sui principali temi come la lotta al fumo, l’eccessivo consumo di alcol, la corretta alimentazione, il futuro della digitalizzazione, fascicolo sanitario, al rispetto degli animali e dell’ecosistema. “Obiettivo – sottolinea Nicla La Verde – è sensibilizzare i giovani sugli stili di vita volti a mantenere una salute globale. Accanto a una crescente sensibilità degli adolescenti sull’attenzione al Pianeta, occorre coinvolgerli attivamente nel prevenire quelle abitudini che influenzeranno negativamente la loro salute nei prossimi decenni. Dobbiamo occuparci della prevenzione, con particolare riferimento ad una corretta educazione sessuale”.

“Stiamo correndo un forte rischio” – afferma Roberto Danovaro, Ordinario di Ecologia presso l’Università Politecnica delle Marche e Presidente del Consiglio scientifico del WWF – “anni e anni di sfruttamento insostenibile e inquinamento del Pianeta ci stanno portando verso una situazione difficilmente reversibile sia per la Natura sia per il nostro benessere. Dobbiamo assolutamente invertire la tendenza rispettando l’ecosistema: per questo aderisco con entusiasmo a questa campagna”.

“Il progetto intende sviluppare un forte radicamento istituzionale e raggiungere concretamente milioni di persone – aggiunge Mauro Boldrini – favorendo campagne anche di fundraising per promuovere progetti che pongano grande attenzione alla salvaguardia dell’ambiente, alla lotta alle fonti di inquinamento, all’enorme diffusione della plastica, alla salute e alla tutela degli animali e al rispetto della vegetazione. Con questo ampio progetto che dovrà fornire anche risultati misurabili, One Heath Foundation intende diventare un interlocutore aperto e coinvolgente a tutte le realtà che, a diverso titolo, si stanno muovendo a favore della One Health”.

Un altro obiettivo prioritario – conclude Giorgio Ascoli – è portare “L’Ospedale fuori dell’Ospedale” presentandosi sul territorio con iniziative concrete per la prevenzione delle persone nel loro bisogno di cura e di assistenza, possibilmente con la vicinanza di partner che credano negli stessi valori di solidarietà.

 

27 Marzo 2023
di intermedianews
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Ricerca clinica: dall’innovazione benefici per il sistema, servono fondi

Un euro investito in uno studio clinico ne genera quasi 3 (2,95) in termini di benefici per il Servizio Sanitario Nazionale. L’effetto leva, determinato dai costi evitati per l’erogazione a titolo gratuito di terapie sperimentali e prestazioni diagnostiche alle persone arruolate nei trial, raggiunge addirittura 3,35 euro nelle sperimentazioni contro il cancro. Basti pensare che il costo medio di una ricerca in oncologia è di 512mila euro, ma quelli evitati sono più del doppio, pari a 1 milione e 200mila euro. È stato stimato, soltanto nell’area dell’oncoematologia, un risparmio potenziale di circa 400 milioni di euro ogni anno. Cifre che raggiungono dimensioni macroeconomiche, di alcuni miliardi di euro, se si considerano tutte le sperimentazioni svolte in Italia. Il nostro Paese però è ancora lontano dall’obiettivo di investire in ricerca il 3% del PIL, come raccomandato dall’Unione Europea, fermandosi all’1,43%, con solo lo 0,5% di investimento pubblico. Al “Valore della ricerca clinica in oncologia, ematologia e cardiologia” è dedicato il convegno nazionale organizzato oggi a Roma da FOCE (Federazione degli oncologi, cardiologi e ematologi), con gli interventi, fra gli altri, del Ministro della Salute, Orazio Schillaci, e del Presidente dell’Istituto Superiore di Sanità, Silvio Brusaferro.

“La ricerca scientifica è la chiave di volta per garantire a ogni persona le migliori opportunità di cura e assistenza sanitaria – afferma il Ministro Schillaci -. Permettere ai pazienti di accedere a farmaci innovativi e sicuri in tempi più brevi nonché garantire una maggiore competitività dell’Italia a livello globale sono due priorità all’interno dell’agenda del mio mandato al Ministero della Salute. In questa visione di ampio respiro, si inseriscono i Decreti sui Comitati Etici, che ho recentemente firmato e che costituiscono un passo in avanti decisivo verso la piena implementazione nel nostro ordinamento del Regolamento europeo 536 del 2014 in materia di sperimentazioni cliniche. Tali provvedimenti rivestono un’importanza fondamentale per l’iter regolatorio di approvazione delle sperimentazioni e per un miglioramento della performance dell’Italia nel settore, muovendosi nella direzione di una minore burocrazia, senza rinunciare al livello di rigore scientifico necessario per garantire farmaci e dispositivi medici sicuri. Dobbiamo mettere in campo ogni iniziativa per dare impulso all’innovazione e alla ricerca sanitaria. I fondi per la ricerca e per la sanità in generale sono stati sempre inferiori rispetto alla media europea. È arrivato il momento di invertire la rotta”.

“In cinque anni il numero di nuovi studi clinici autorizzati nel nostro Paese è aumentato in maniera esponenziale: da 564 nel 2017 a 818 nel 2021, in un quinquennio sono stati 3403 – spiega Francesco Cognetti, Presidente FOCE -. Ogni anno in Italia sono circa 40mila i cittadini coinvolti nelle sperimentazioni. Due terzi dei trial interessano le neoplasie, le malattie ematologiche e cardiovascolari, che tra l’altro producono i due terzi della mortalità annuale. I vantaggi che derivano dalla ricerca sono a 360 gradi. I pazienti possono beneficiare di terapie innovative con grande anticipo rispetto alla loro disponibilità, ottenendo miglioramenti della sopravvivenza e qualità di vita. Le aziende sanitarie che ospitano centri sperimentali godono di un innalzamento dell’assistenza sanitaria e della crescita professionale del personale coinvolto. Inoltre, allo sviluppo di nuovi farmaci fa seguito una forte utilità sociale, per l’allungamento della vita media dei cittadini. La ricerca clinica è, pertanto, un motore di sviluppo economico e sociale per il Paese”.

Gli investimenti complessivi pubblici e privati in questo settore, in Italia, equivalgono a oltre 750 milioni di euro all’anno, di cui il 92% proveniente da aziende farmaceutiche per studi profit. Inoltre, circa l’80% delle ricerche svolte nella Penisola è di origine internazionale e rappresenta un’esportazione di servizi, contribuendo positivamente alla bilancia commerciale del nostro Paese. In particolare, l’oncologia assorbe ben il 40% dei trial (330 nel 2021). Nel 2022, in Italia, sono stati stimati 390.700 nuovi casi di cancro. Il 65% delle donne e il 59% degli uomini sono vivi a 5 anni dalla diagnosi, un risultato molto importante raggiunto anche grazie all’innovazione. “Il progresso della ricerca contro i tumori negli ultimi 50 anni è stato incredibile – spiega Carlo Croce, Professore di Medicina Interna alla Ohio State University (USA) -. Mezzo secolo fa non sapevamo nulla della base molecolare dei tumori. Abbiamo poi scoperto che le neoplasie sono causate da alterazioni genetiche somatiche, che si verificano durante la nostra vita. L’identificazione di queste mutazioni ha permesso lo sviluppo di farmaci mirati, le terapie a bersaglio molecolare. E l’ultima frontiera dell’immunoncologia, in alcuni casi, permette di cronicizzare malattie molto aggressive come il melanoma metastatico. Oggi, per sviluppare un farmaco anticancro innovativo, serve circa un miliardo di dollari. Se le aziende farmaceutiche non riuscissero a recuperare questi costi, non investirebbero più nella ricerca. La sfida è individuare il difficile compromesso tra l’impulso all’innovazione, che sostiene lo sviluppo di nuove molecole, e le esigenze di sostenibilità dei sistemi sanitari. Un patto fra industria, clinici, Istituzioni e Università è la via da seguire per dare nuovo impulso alla ricerca”.

“I centri sperimentali del nostro Paese sono ritenuti un’eccellenza, per la loro indiscussa qualità scientifica e accademica – sottolinea Giorgio Palù, Presidente AIFA (Agenzia Italiana del Farmaco) -. Ne va però migliorata l’organizzazione, uniformando processi e procedure. È necessario anche adeguarne la dotazione tecnica e strumentale, in particolare digitale, e aumentarne gli organici. Una delle maggiori criticità riguarda i tempi di avvio dei trial, caratterizzati da un iter regolatorio lungo e difficoltoso. Questi elementi possono minare l’attrattività dell’Italia. Ci auguriamo che i nuovi standard stabiliti dal Regolamento europeo 536 del 2014, che ha armonizzato il processo di valutazione e autorizzazione di uno studio clinico condotto in più Stati membri, consentano di superare queste difficoltà, accelerando le decisioni e riducendo i vincoli burocratici”.

L’Italia si è finalmente adeguata alla normativa comunitaria, grazie ai quattro decreti firmati dal Ministro della Salute il 30 gennaio 2023. “Il nostro Paese ha rischiato di perdere il nuovo treno della ricerca clinica che era già partito il 31 gennaio 2022, con l’entrata in vigore del ‘Clinical Trial Information System’ (CTIS), il portale unico continentale per le sperimentazioni, istituito dal Regolamento europeo – continua il Prof. Cognetti -. L’Italia è restata ferma in una fase di transizione di un anno e, grazie alla decisione del Ministro Schillaci, siamo riusciti ad aggregarci al resto del Continente. Oggi il nostro Paese è in quarta posizione in Europa per studi clinici aderenti al nuovo Regolamento europeo, dopo Francia, Spagna e Germania. Va recuperato il tempo perduto”.

“Oggi riusciamo a guarire definitivamente circa l’80% dei bambini che si ammalano di tumore in età pediatrica, con percentuali di guarigione per alcune neoplasie che arrivano addirittura a oltre il 90% – spiega Franco Locatelli, Presidente del Consiglio Superiore di Sanità -. Gli investimenti in ricerca e le collaborazioni scientifiche internazionali hanno permesso di ottenere questi importanti traguardi. Da un lato le terapie a bersaglio molecolare, dall’altro l’immunoncologia hanno cambiato lo scenario. La prossima sfida è utilizzare la terapia cellulare con CAR-T, basata sui linfociti del paziente modificati geneticamente, che ha già dimostrato di essere efficace nei tumori ematologici, anche nelle neoplasie solide”.

“Oggi circa il 75% dei pazienti adulti colpiti da tumori ematologici è guarito o ha una lunga sopravvivenza con buona qualità della vita – afferma Paolo Corradini, Presidente SIE (Società Italiana di Ematologia) -. Il nostro Paese ha contribuito in modo significativo allo sviluppo di molte terapie innovative nei tumori ematologici. Tra le terapie più promettenti vi sono le cellule CAR-T che sono rimborsate nel nostro Paese nei linfomi più aggressivi, nella leucemia linfoblastica acuta e fra poco nel mieloma multiplo, in pazienti già sottoposti a diverse linee di terapia. I vantaggi degli studi clinici non sono solo per i pazienti, infatti il Servizio Sanitario Nazionale ottiene un beneficio grazie ai costi evitati per le terapie, sostenuti dalle aziende sponsor dei trial. Questo risparmio non è palese, perché non è tracciato nella contabilità degli ospedali, ma è molto rilevante. Non solo. L’investimento dell’azienda sponsor, oltre al farmaco sperimentale e di controllo, include spesso altre prestazioni necessarie alla raccolta dei dati o alla selezione dei pazienti, come esami diagnostici, analisi di laboratorio centralizzate e test genetici. Queste prestazioni costituiscono una parte significativa del valore complessivo delle sperimentazioni: generano investimenti diretti e, potenzialmente, costi evitati per il sistema. Inoltre, determinano spesso un beneficio addizionale per il paziente, che può usufruire di prestazioni diagnostiche più frequenti e accurate oppure accedere a test genetici in grado di modificare il percorso di cura”.

“Il settore della ricerca clinica è un’eccellenza del sistema scientifico ed economico in Italia e, da decenni, è un motore di avanzamento per l’intero Paese – evidenzia Guido Rasi, Past Executive Director dell’Agenzia europea per i medicinali (EMA) e Professore Ordinario di Microbiologia all’Università di Tor Vergata di Roma -. Questo ruolo, purtroppo, non è sempre percepito nella vastità della sua portata da tutti gli attori coinvolti e restano potenzialità inespresse. Vanno garantiti tempi e costi di avvio degli studi clinici compatibili con la competizione internazionale, capitalizzando l’esperienza maturata durante la pandemia Covid-19, e favorendo la collaborazione tra pubblico e privato”.

“È trainante il ruolo delle imprese del farmaco al finanziamento complessivo delle sperimentazioni – conclude Pasquale Perrone Filardi, Presidente SIC (Società Italiana di Cardiologia) -. Il sostegno pubblico in questo settore infatti è, da sempre, sottodimensionato in Italia. Inoltre, una parte della componente pubblica è comunque sostenuta attraverso contributi delle imprese agli studi indipendenti. Negli ultimi anni è aumentata la consapevolezza del valore della ricerca clinica da parte delle Istituzioni e dei cittadini. Ma servono più risorse pubbliche. In questo modo, l’Italia potrà aumentare la sua competitività ed attrattività come sede ottimale per lo svolgimento dei trial”.

24 Marzo 2023
di intermedianews
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ISS: tra 0 e 2 anni è alta l’esposizione al fumo passivo

24 marzo 2023 – Oltre il 90% delle mamme ha riferito di non aver fumato durante la gravidanza e oltre 8 su 10 di non aver consumato bevande alcoliche. Tuttavia, sono ancora troppi i bambini (38%) potenzialmente esposti a fumo passivo a causa della presenza di almeno un genitore e/o altra persona convivente fumatrice. Inoltre, se è vero che più del 90% delle mamme ha assunto acido folico in gravidanza, solo un terzo (32,1%) lo ha fatto in maniera appropriata da un mese prima del concepimento. Ancora: tra gli 11 e i 15 mesi, oltre la metà dei piccoli è esposta già a schermi, tra tv, computer, tablet o cellulari. Questi alcuni dei risultati, presentati presso l’Istituto Superiore di Sanità (Iss), del Sistema di Sorveglianza 0-2 anni sui principali determinanti di salute del bambino, promosso dal ministero della Salute e coordinato dall’Iss, in collaborazione con le Regioni. In questa 2/a edizione della rilevazione sono state Intervistate oltre 35.000 mamme di bambini fino a 1.000 giorni di vita, utilizzando un questionario anonimo autocompilato presso i Centri Vaccinali tra giugno e ottobre 2022. La finalità della Sorveglianza è di produrre indicatori a livello regionale o aziendale, richiesti dall’Oms e/o dai Piani Nazionali e Regionali della Prevenzione.

“Investire nelle prime epoche della vita significa favorire ricadute positive lungo tutto l’arco dell’esistenza, non solo nel singolo ma nell’intera comunità – afferma Giovanni Capelli, Direttore del Centro Nazionale per la Prevenzione delle Malattie dell’Iss – I risultati dell’edizione 2022 della Sorveglianza mostrano che i comportamenti favorevoli al pieno sviluppo psico-fisico dei bambini non sono sempre garantiti ed evidenziano differenze territoriali e socio-economiche meritevoli di attenzione”.

23 Marzo 2023
di intermedianews
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OMS: “In Europa è crisi di personale sanitario, servono maggiori investimenti”

22 marzo 2023 – La crisi del personale sanitario in Europa “non è più una minaccia incombente: è qui e ora”, a partire dalle difficili condizioni di lavoro, dall’età crescente degli operatori e dalla scarsa attrattività della sanità pubblica. L’allerta arriva dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) per l’Europa che in un documento appena pubblicato, la Dichiarazione di Bucarest, traccia una via da seguire per fronteggiare le criticità del settore chiedendo un’azione immediata alla politica e maggiori investimenti. Adottata in occasione di un incontro regionale a Bucarest, co-organizzato da Oms-Europa e Ministero della Salute rumeno, la Dichiarazione si inserisce sullo sfondo di una grave crisi che colpisce gli operatori sanitari in tutta la regione, che ha portato anche a scioperi e azioni sindacali.

“La crisi del personale sanitario è qui e ora. Gli operatori sanitari e i lavoratori in tutta la nostra regione – afferma Hans Kluge, direttore regionale dell’Oms per l’Europa – chiedono a gran voce aiuto e sostegno. La pandemia di Covid-19 ha rivelato la fragilità dei sistemi sanitari e l’importanza di una forza lavoro sanitaria solida e resiliente. Non possiamo più aspettare per affrontare le pressanti sfide che il nostro personale sanitario deve fronteggiare. Sono in gioco la salute e il benessere delle nostre società: semplicemente non c’è tempo da perdere”. Allarmanti i dati evidenziati dall’Oms-Europa: in 13 dei 44 paesi che forniscono dati, il 40% dei medici ha già 55 anni o più, il che rappresenta una sfida significativa per la sostenibilità della forza lavoro. Allo stesso tempo, i mercati del lavoro stanno cambiando con una mobilità e una migrazione dei lavoratori sempre più complesse. Di conseguenza, alcuni paesi, afferma l’Oms, “trovano sempre più difficile attrarre e trattenere i giovani nelle professioni sanitarie e assistenziali”. La pandemia, afferma ancora l’Oms, “ha solo aggravato questi problemi, portando a stress, esaurimento e violenza tra i lavoratori, molti dei quali si sono licenziati.

22 Marzo 2023
di intermedianews
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Studio: rischio obesità può essere trasmesso da madre a figlia

22 marzo 2023 – Il rischio di grave eccesso di peso essere trasmesso dalle madri alle figlie femmine, ma no ai maschi.  E’ quanto evidenziato uno studio britannico condotto dall’Università di Southampton e pubblicato su Journal of Clinical Endocrinology & Metabolism. I ricercatori hanno misurato il grasso corporeo e la massa muscolare di 240 bambini in tre diversi momenti della loro infanzia (4 anni, 6-7 anni, 8-9 anni) e hanno confrontato questi dati con quelli relativi alla composizione corporea dei rispettivi genitori. Dall’analisi è emerso che le bambine hanno un indice di massa corporea e una massa grassa simili alla madre. Questo dato suggerisce che le figlie di donne obese o in sovrappeso hanno un maggior rischio di sviluppare la stessa condizione.

Lo studio non ha invece evidenziato correlazioni simili tra madri e figli maschi, né tra padri e figli maschi o figlie femmine. “Questi risultati dimostrano che le ragazze nate da madri obese o con elevate quantità di grasso corporeo possono avere un maggior rischio di accumulare grasso corporeo in eccesso”, afferma la prima autrice dello studio, Rebecca J. Moon. “Sono necessari ulteriori studi per capire perché questo accada, ma i nostri risultati suggeriscono che gli approcci per affrontare la questione del peso e della composizione corporea dovrebbero iniziare molto presto nella vita, in particolare nelle ragazze nate da madri con obesità e sovrappeso”.