Washington, 31 luglio 2013 – Cambiare la definizione stessa di ‘cancro’ che risale al 19esimo secolo, eliminando la parola da una serie di diagnosi comuni e trasformando così l’approccio alla diagnosi ed ai trattamenti per malattie che non sono maligne.
E’ questa la proposta di un comitato di esperti di oncologia dell’Istituto nazionale della salute Usa. Secondo il team di scienziati – che ha pubblicato il risultato delle nuove raccomandazione sulla rivista dei medici Usa JAMA – da anni esiste il problema di un numero di diagnosi ‘eccessive’ di cancro, in moltissimi casi per patologie che non sono maligne, pur avendo la possibilità di diventarlo. In particolare il rapporto vuole eliminare la parola ‘cancro’ dalla diagnosi di ‘cancro della mammella in situ’, una condizione che può rimanere benigna. Allo stesso modo lesioni diagnosticate alla prostata, alla tiroide e persino ai polmoni che sono pre-maligne vanno ribattezzate: la proposta degli esperti è chiamarle ‘lesioni indolenti di origine epiteliale’. Lo stesso direttore del National cancer institute, vincitore del premio Nobel Harold Varmus ha dichiarato che quella delle ‘diagnosi in eccesso’ è diventata un problema di salute pubblica: ”Abbiamo difficoltà a convincere i pazienti che alcune lesioni scoperte ad esempio alla prostata o di conseguenza a mammografie non sono sempre maligne e in pratica non mettono in pericolo la loro vita ”. Laura Esserman, autore del rapporto e direttore del Breast Center all’università di California a San Francisco chiede che venga creata una commissione multidisciplinare per affrontare il problema e cambiare la definizione di tumore in linea con le scoperte scientifiche del 21/mo secolo.