Chirurgia
L’intervento più utilizzato è rappresentato dalla asportazione completa della tiroide.
Anche i linfonodi del collo vengono asportati quando interessati dalla malattia. Non c’è un accordo unanime sulla asportazione profilattica.
Dopo l’asportazione chirurgica della tiroide deve essere somministrato alla paziente l’ormone tiroideo con il duplice scopo di correggere la sua assenza indotta dalla asportazione chirurgica e per sopprimere i livelli ematici di TSH ( precursore ipofisario dell’ormone tiroideo).
Radioterapia
Quando si tratta di un carcinoma papillare o follicolare dopo l’intervento chirurgico si esegue un trattamento di radioterapia metabolica che viene effettuata tramite l’assunzione per bocca di una capsula contenente iodio radioattivo. Questa sostanza cura gli eventuali residui di malattia a carico della tiroide o di altri foci presenti nell’organismo. Infatti prima di questa terapia è opportuno eseguire una scintigrafia tiroidea totale corporea che consente di individuare eventuale tessuto tiroideo residuo dopo l’asportazione ed eventuali altre zone captanti nel resto del corpo.
La paziente per eseguire la radioterapia metabolica deve essere ricoverata in opportuni ambienti dato che che assume un prodotto radioattivo, che impiega qualche giorno a decadere a livelli non pericolosi per le altre persone.
Non tutti centri di Medicina Nucleare ( dove viene in genere effettuato questo tipo di terapia) o di Radioterapia sono attrezzati con camere “schermate” per cui occorre rivolgersi a centri dove ci sia questo tipo di organizzazione per eseguire la cura con radioterapia metabolica.
Per saperne di più
Ifo.it
Esiste anche la possibilità di fare trattamenti con radioterapia fasci esterni (fotoni erogati da un acceleratore lineare). Tale trattamento viene riservato a quei casi che non sono operabili, o ai casi in cui l’esame istologico dopo l’intervento metta in evidenza particolari elementi di rischio di ripresa di malattia, come ad esempio linfonodi invasi dal carcinoma tiroideo con rottura della loro capsula.
Pertanto non è una terapia riservata a tutte le pazienti con tumore della tiroide di tipo papillare o follicolare che sia stato asportato e successivamente irradiato con radioterapia metabolica.
La radioterapia a fasci esterni riveste un ruolo importante invece in quelle rare istologie come il carcinoma midollare e anaplastico dove la radioterapia metabolica non ha efficacia.
Terapia con farmaci
La chemioterapia ha un utilizzo molto ridotto nel tumore della tiroide: i farmaci più utilizzati sono rappresentati dalle antracicline (adriamicina e epirubicina) in quei casi incui il carcinoma papillare e follicolare non siano più responsivi al radioiodio (radioterapia metabolica).
Ancora non è ben definito il ruolo di una polichemioterapia ( più farmaci) con cisplatino e adriamicina.
In studi clinici si stanno testando nuovi farmaci non chemioterapici bensì di tipo biologico come antitirosinchinasici e gli inibitori dell’Epidermal Growth Factor Receptor (EGFR).