Devo lasciare la pallavolo? Se lo chiede Alessia, 23 anni, che ha appena ricevuto una diagnosi di tumore al seno. È una domanda immediata, perché la prima reazione che si ha dopo la notizia è quella di credere che tutto cambierà inevitabilmente, che niente sarà più lo stesso.
Così anche Lucia, Serena, Giuliana e le altre iniziano ad immaginare il prossimo futuro e lo vedono fatto solo di cure, stanchezza e dolore. Ma in loro soccorso arrivano Federica, Michela e tante altre: sono altre donne, anche loro hanno avuto un tumore, si stanno curando o hanno già completato le cure.
“Non devi lasciare la pallavolo, non subito” le risponde Silvia. “Vedi che effetto ti fanno le cure, non sono uguali per tutte” aggiunge Lulù, e ancora “lascia solo quando ne senti il bisogno”, “parlane con il medico”. “E comunque – conclude Alberta – ricordati che è solo per un po’, non dovrai smettere per sempre”.
Confrontarsi sull’esperienza della malattia è una delle armi migliori per combatterla. Lo si capisce dal fiorire di blog su internet che mettono in contatto malate di ogni parte d’Italia, a volte del mondo, ed è davvero commovente intuire la partecipazione con cui ognuna risponde alle domande dell’altra. Si instaura, tra donne con vite e storie differenti, una complicità misurata sulla condivisione di un’esperienza forte e sconvolgente.
E come in tutte le situazioni forti, si crea un legame immediato, basato sul riconoscersi l’una nell’altra, anche se non ci si è mai viste, non ci si è mai parlate prima. Nell’epoca di Internet anche questo è un aiuto prezioso.
Le domande e soprattutto le risposte che le donne affette da tumore si scambiano in rete hanno un sapore reale, che non sa di farmaci. Profumano di vita, a volte un po’ di ansia e paura, ma sono sempre sospinte da un enorme desiderio di farcela, armate di coraggio e dalla voglia di scoprire che non sono sole, che come loro anche tante altre hanno passato quei momenti, quei dubbi, e molte ce l’hanno fatta e indicano la strada.
Sul blog si possono fare anche le domande che ci si vergogna di porre al proprio medico, si possono condividere timori che si evita di rivelare alle persone più vicine, si possono chiedere consigli e suggerimenti a chi davvero sa e può capire di cosa stiamo parlando e come ci sentiamo. La malattia in un certo senso isola anche da coloro che più ci sono accanto, che non possono capire i nostri stati d’animo più profondi anche se fanno di tutto per confortarci. Ma Internet ci apre una porta e crea un contatto con altre come noi, con cui bastano poche parole per dirsi tutto e sentirsi un po’ come sorelle che condividono la stessa stanza.
“Non devi lasciare la pallavolo” rispondono tutte in coro ad Alessia. Perché il tumore è solo momentaneo, e poi tutto ricomincia.
A cura di Emanuela Valente