Souloncology

Oltre la malattia

24 Aprile 2024
di intermedianews
0 commenti

24 aprile: terza edizione di “european hormone day”

La “European Hormone Day” di quest’anno punta i riflettori sul ruolo vitale del mantenimento della salute ormonale per la prevenzione di alcune malattie rare e croniche.
AME (Associazione Medici Endocrinologici) si unisce anche questa volta alla comunità scientifica endocrinologica europea per sensibilizzare l’opinione pubblica sul ruolo vitale degli ormoni nella salute e nella malattia. Implementato un decalogo di raccomandazioni per la buona salute ormonale.

24 aprile 2024 – Molte persone, probabilmente, hanno un’idea di cosa siano gli ormoni ma hanno meno familiarità con le azioni che possono intraprendere per migliorare la propria salute endocrina.
Gli ormoni, infatti, svolgono un ruolo chiave non solo nella fisiologia del funzionamento dell’organismo, ma anche, in presenza di squilibri ormonali, della patogenesi di alcune malattie croniche, sia quelle maggiormente note (come obesità, diabete, malattie tiroidee, tumori, infertilità e osteoporosi) che quelle rare (circa 400 secondo alcune stime).
Il 30% delle malattie croniche sopra indicate dipende proprio da squilibri ormonali.
Di qui il senso della “European Hormone Day”, un evento di sensibilizzazione sulla salute ormonale promosso dalla Società Europea di Endocrinologia (ESE) e dalla Fondazione Europea per gli Ormoni e il Metabolismo (ESE Foundation) e condiviso dalla comunità endocrinologica europea, a cui ha dato convintamente la propria adesione anche quest’anno l’Associazione Medici Endocrinologi italiani (AME).
Spiega il dott. Renato C. Cozzi, presidente AME : “Perché è stata istituita la “European Hormone Day”? Perché gli ormoni sono importanti per star bene, vengono prodotti dall’organismo fin dalla nascita, vengono prodotti per tutta la vita e servono per ogni nostra attività, per la crescita, per la riproduzione, per la vita sessuale, per il metabolismo, per lo sviluppo del cervello. Guai se gli ormoni non funzionassero! È grazie agli ormoni che il corpo umano è in stato di benessere!”.
Alcuni numeri in Italia delle principali patologie ormonali:
  • Obesità: l’ISTAT, relativamente all’anno 2021, rileva che, nella popolazione adulta, la quota di sovrappeso è pari al 36,1% (maschi 43,9%, femmine 28,8%), mentre gli obesi sono l’11,5% (maschi 12,3%, femmine 10,8%), evidenziando un trend in costante crescita. Complessivamente, quindi, in Italia si possono stimare in circa 4 milioni le persone adulte obese.
  • Diabete mellito di tipo 2: ne soffrono quasi 4 mln di persone, con un trend in progressivo aumento. Colpisce il 21% degli over 75. È più frequente fra gli uomini che fra le donne (5,1% vs 4,2%).
  • Tumore della tiroide: nel 2023 sono state stimate circa 200 nuove diagnosi di tumore della tiroide, con una evidente prevalenza nella popolazione femminile (8.700 casi tra le donne rispetto a 3.500 casi tra gli uomini). Nel 90-95% dei casi si tratta di carcinoma differenziato.
  • Osteoporosi: Si stima che colpisca circa 5.000.000 di persone, di cui l’80% sono donne in post menopausa, ovvero il 7,9% della popolazione italiana di cui il 13,2% delle femmine e il 2,3% dei maschi.
  • Deficit della crescita: è una malattia rara caratterizzata da un’inadeguata secrezione dell’ormone della crescita da parte dell’ipofisi. Questa patologia in Italia interessa 1 bambino su 4000.
 

UN DECALOGO PER LA BUONA SALUTE ORMONALE

 

Cosa fare, allora, per prevenire la salute ormonale? A tal proposito, sono state aggiornate dalla Società Europea di Endocrinologia (ESE) e dalla Fondazione Europea per gli Ormoni e il Metabolismo (ESE Foundation), in occasione di questa terza edizione di “European Hormone Day”, 10 raccomandazioni per la buona salute ormonale, che comprendono indicazioni all’adozione di uno stile di vita sano, alla prevenzione delle carenze ormonali evitabili, alla riduzione dell’esposizione agli “interferenti endocrini” (sostanze contenute nella plastica o anche negli ambienti chiusi che portano ad un cattivo funzionamento degli ormoni) e alla diagnosi tempestiva delle malattie endocrine.
Le raccomandazioni, tradotte in 13 lingue ed elencate nella scheda allegata, dovrebbero essere di aiuto perché ognuno di noi possa compiere quei piccoli passi che possono rivelarsi utili per migliorare la salute endocrina. Ciò perché, se da un lato è necessario che i decisori delle politiche sanitarie si impegnino per ottenere i migliori trattamenti e le migliori cure possibili, dall’altro ci sono azioni che tutti noi possiamo intraprendere come singoli individui.
 
DIECI RACCOMANDAZIONI PER LA BUONA SALUTE ORMONALE
 
ADOTTA UNO STILE DI VITA SANO

1. Pratica attività fisica
L’attività fisica è essenziale per un sano equilibrio ormonale. 1,5-2,5 ore alla settimana di esercizio fisico aiutano l’organismo a produrre ormoni.

2. Mangia sano
Mangia molta frutta e verdure fresche, cereali integrali e riduci al minimo i cibi confezionati.

3. Dormi a sufficienza
Cerca di dormire ogni notte almeno 7 ore dalla stessa ora senza interruzioni e ti sveglierai fresco/a e pieno/a di energia!
 PREVIENI LE CARENZE ORMONALI EVITABILI*

4. Mantieni l’apporto di vitamina D
Mangia pesce grasso, come il salmone e le sardine. Prendi in considerazione
l’assunzione di integratori di vitamina D, come l’olio di fegato di merluzzo, nei mesi autunnali e invernali, quando l’esposizione al sole è scarsa.

5. Consuma alimenti ricchi di iodio
Frutti di mare, alghe, uova e latticini possono contribuire a mantenere adeguati livelli di iodio.

6. Consuma alimenti ricchi di calcio
Yogurt, mandorle, fagioli e verdure a foglia scura aiutano a proteggere ossa e denti.
*Chiedi al tuo medico se gli integratori possono essere utili
 
RIDUCI L’ESPOSIZIONE AGLI INTERFERENTI ENDOCRINI

7. Evita gli imballaggi di plastica
Usa contenitori di vetro o di acciaio inossidabile invece di contenitori e bottiglie di plastica. Bevi acqua dal rubinetto anziché acqua imbottigliata. E non mettere mai la plastica nel microonde!

8. Migliora la qualità dell’aria negli ambienti chiusi

L’aria dentro e fuori casa può contenere sostanze interferenti con il sistema endocrino. Passa regolarmente l’aspirapolvere, spolvera e fai prendere aria alle camere per ridurre la presenza di particelle di polvere.

9. Scegli con attenzione i prodotti per l’igiene e i cosmetici
Questi prodotti possono contenere sostanze interferenti con il sistema endocrino. Controlla gli ingredienti ed evita di acquistare cosmetici che contengono sostanze chimiche che alterano il sistema endocrino, come ftalati, parabeni e triclosan.
 
ATTENZIONE A SEGNI E SINTOMI PRECOCI DI MALATTIE ENDOCRINE

10. Cerca di arrivare a una diagnosi accurata
Rivolgiti al tuo medico se hai uno di questi sintomi:
  • aumento/perdita di peso inspiegabile
  • eccessiva sensazione di freddo
  • cambiamenti nell’appetito
  • capelli e unghie fragili
  • stanchezza
  • pelle secca e desquamata
  • comparsa di depressione
  • sete eccessiva
  • segni di pubertà precoce o tardiva (al di fuori dell’età di 8-13 anni per le ragazze e di 9-14 anni per i ragazzi)
  • solo per gli adulti: perdita della libido, cicli mestruali irregolari, infertilità

22 Aprile 2024
di intermedianews
0 commenti

Le ricette sanitarie elettroniche sono 90% ma lente 30% regioni

Il 90% delle prescrizioni mediche in Italia è emessa in modalità elettronica. È uno dei dati che emerge da un’analisi sullo stato della sanità digitale nei Paesi europei realizzata dall’Ufficio Europeo dell’Organizzazione Mondiale della Sanità. L’Italia è tra i Paesi che si piazza meglio in Europa. Si è dotata da tempo di una strategia per la sanità digitale, che occupa un posto importante nella Missione 6 del Pnrr. Esiste un Fascicolo Sanitario Elettronico nazionale, anche se, secondo la rilevazione (che però si ferma al 2022), lo strumento è disponibile solo nel 70% delle Regioni e solo il 59% strutture sanitarie è in grado di accedervi.

Secondo il rapporto, inoltre, circa l’85% dei medici di famiglia è dotato di sistemi potenzialmente in grado di condividere in maniera sicura le informazioni cliniche con gli altri professionisti, di ricevere i referti in caso di ricovero in ospedale dei loro pazienti e il 92% potrebbe ricevere i risultati degli esami di laboratorio. Il nostro Paese ha invece lacune nel governo dei Big Data, così come sul fronte dell’interoperabilità tra le diverse piattaforme (solo 1 Regione su 2 ha una strategia in merito).

19 Aprile 2024
di intermedianews
0 commenti

Tumori e mutazioni genetiche: in Italia se ne scoprono 31mila all’anno

Il prof. Paolo Marchetti: “Priorità implementare la personalizzazione degli strumenti diagnostico-terapeutici. Necessario anche riorganizzare le sperimentazioni cliniche attraverso l’IA; studiare le interazioni tra i “sistemi complessi” e approfondire le opportunità offerte dai farmaci anticorpi-coniugati”

Ogni anno in Italia oltre 31mila nuovi casi di cancro sono legati ad alterazioni di geni coinvolti nell’insorgenza e nello sviluppo di neoplasie. I più frequenti sono: tumore del seno (5.500), colon-retto (2.800), polmone (2.200), prostata (2.100) e pancreas (2.045). Negli ultimi anni si è verificato un sostanziale cambiamento nella pratica clinica degli oncologi per quanto riguarda l’importanza attribuita specie ad alcune varianti genomiche patogenetiche associate a numerose neoplasie, con una crescente necessità di valutarle già al momento della diagnosi e non solo della malattia avanzata. È, pertanto, necessario adottare nuove tecnologie per eseguire i test genetici in modo più efficiente, con riduzione dei tempi di esecuzione dei test e minori disagi per i pazienti ed i loro familiari. Da qui la necessità di implementare la “personalizzazione” degli strumenti diagnostici e terapeutici antitumorali. “La medicina di precisione è una novità sorprendente e deve cambiare il nostro approccio alle oltre 200 malattie oncologiche”. È quanto dichiarato oggi dal prof. Paolo Marchetti (Presidente della Fondazione per la Medicina Personalizzata-FMP) in occasione dell’apertura del 4th Italian Summit On Precision Medicine. Un evento internazionale che vede riuniti a Roma oltre 150 partecipanti da tutta Europa e dagli Stati Uniti per discutere sulle prospettive future dell’oncologia di precisione e soprattutto la sua applicazione nel mondo reale. “L’impatto del cancro è sempre più forte nei diversi sistemi sanitari nazionali – sottolinea il prof. Marchetti -. Solo in Italia rappresenta la seconda causa di morte e il 29% di tutti i decessi. Interessa complessivamente più di 3 milioni di persone che attualmente vivono con una precedente diagnosi di neoplasia. Se i tassi di sopravvivenza stanno migliorando è dovuto anche alla medicina personalizzata e di precisione. L’individuazione di varianti patogenetiche di alcuni geni è importante in tutte le fasi della malattia oncologica, dalla diagnosi alle fasi metastatiche, senza dimenticare che alcune di queste alterazioni possono guidare percorsi di prevenzione più efficaci ed efficienti, concentrando accertamenti spesso ad alto costo nelle persone a rischio d’insorgenza di malattia per la presenza di specifiche alterazioni genomiche. È così possibile ottenere un’efficace prevenzione con interventi terapeutici precoci ed inoltre una più accurata selezione delle terapie. È ora possibile coniugare una migliore assistenza medico-sanitaria con la garanzia di sostenibilità dei sistemi sanitari”.

Il meeting di Roma, promosso dalla Fondazione per la Medicina Personalizzata, prevede per due giorni cinque diverse sessioni con i più importanti esperti internazionali di oncologia di precisione. “Sono tre le novità più importanti che registriamo e che porteranno ad una vera rivoluzione nei prossimi anni – prosegue il prof. Marchetti -. La prima riguarda la riprogettazione delle sperimentazioni cliniche anche attraverso utilizzo dell’intelligenza artificiale. Gli studi vanno ripensanti alla luce delle opportunità fornite dalle tecnologie informatiche innovative. Siamo in grado di acquisire ed analizzare una quantità enorme di informazioni per ottenere nuove conoscenze delle interazioni tra sistemi complessi su cui basare nuove opportunità terapeutiche”. “La seconda novità è rappresentata dai farmaci anticorpi-coniugati – aggiunge il prof. Giuseppe Curigliano, Professore di Oncologia Medica all’Università di Milano e Direttore Divisione Sviluppo di Nuovi Farmaci per Terapie Innovative all’IEO di Milano -. Hanno un meccanismo d’azione che funziona da “cavallo di Troia” in cui il farmaco è legato ad un anticorpo che riconosce selettivamente le cellule tumorali. Di solito sono terapie ben tollerate, e vengono utilizzate per patologie molto diffuse. È il caso del carcinoma mammario che da solo rappresenta un terzo di tutte le neoplasie femminili. I nuovi studi clinici si stanno concentrando sulla possibilità di utilizzare nuovi anticorpi o sull’unione di farmaci anti-neoplastici diversi”. “L’ultima frontiera della medicina di precisione è lo studio delle interazioni tra i “sistemi complessi” – prosegue il prof. Marchetti -. Finora abbiamo affrontato solo marginalmente il problema della complessità del cancro, con scarsa capacità di trasformare questa conoscenza in sapienza clinica. Con i nuovi sistemi di analisi, basati sul machine learning ed intelligenza artificiale, potranno emergere ulteriori informazioni per valutare i meccanismi di resistenza. Per esempio, l’immunoterapia è spesso efficace contro patologie complesse come il melanoma, il carcinoma polmonare o il tumore della vescica. In altri casi, invece, si rivela inutile: può dipendere da molti fattori, tra cui il ruolo del microbiota o la somministrazione di altri farmaci per malattie concomitanti. L’analisi di questi aspetti richiederebbe studi ad hoc di fase 3, ma è impossibile condurre ricerche cliniche per ogni singola variabile. Anche in questo settore un aiuto viene dall’intelligenza artificiale che potrà far emergere i diversi fattori interferenti”. “Pure la dose di terapia deve essere cucita su misura del singolo paziente – prosegue il prof. Curigliano -. Fin dagli anni 50 del secolo scorso l’utilizzo dei farmaci anti-cancro ruota intorno al concetto di “massima dose tollerata”. Stiamo ora passando a quello di “dose biologica ottimale” che deve tenere conto, il più possibile, di tutte le specifiche condizioni individuali sia a livello clinico che psicologo”. “La medicina di precisione, dunque, sta mutando radicalmente la ricerca in oncologia, creando molte aspettative – conclude il prof. Marchetti -. Al tempo stesso sta generando problemi tecnici, scientifici, etico-legali e anche economici. Assistiamo ad un rallentamento della trasposizione dei principi della medicina personalizzata nella pratica clinica di tutti i giorni. Per arrivare ad una sua reale applicazione bisogna sviluppare, quanto prima, linee guida e raccomandazioni per gli specialisti basate sull’evidenza”.

15 Aprile 2024
di intermedianews
0 commenti

Il report, 40% italiani farebbe più controlli con liste attesa più corte

Quattro italiani su 10 farebbero più prevenzione, sottoponendosi a più controlli medici, se i tempi di attesa fossero inferiori. Resta stabile al 41% la percentuale di persone che fa controlli regolari, mentre il 45% si cura solo quando inizia a stare male. Una donna su 4 (25%) non va dal ginecologo da oltre 3 anni e il 30% delle italiane non fa il Pap test. Insomma, si fa ancora poca prevenzione in Italia e tra i fattori che più scoraggiano ci sono proprio le liste d’attesa. Lo indica l’ultima indagine dell’Osservatorio Sanità di UniSalute, che sonda periodicamente, insieme a Nomisma, l’attitudine degli italiani nei confronti dei controlli e delle visite di prevenzione. La a ricerca ha coinvolto un campione rappresentativo di 1.200 persone, tra i 18 e i 75 anni, intervistate nel 2023.

Oltre alle attese, una parte di italiani è frenato da problemi organizzativi: il 22% si controllerebbe di più se ci fosse maggior disponibilità di date e orari. Tra i dati positivi: quasi la totalità del campione (93%) afferma di essersi rivolto al proprio medico di base almeno una volta nel 2023. Negli ultimi 12 mesi, 4 italiani su 5 (80%) hanno anche svolto delle analisi del sangue, con le donne più attente (l’83% le ha effettuate) rispetto agli uomini (77%). Risultano però ancora decisamente trascurate molte visite specialistiche: più di un italiano su 3 (35%), ad esempio, non fa una visita odontoiatrica o un’igiene dentale da oltre 3 anni, e il 44% non ha mai eseguito una visita dermatologica per la valutazione dei nei.

Oltre ai tempi di attesa, in molti casi influiscono anche considerazioni economiche: tra chi non ha effettuato alcun esame di prevenzione da oltre 3 anni, ben il 36% cita come motivazione i costi troppo elevati e il 47% dice che ne effettuerebbe di più se fossero gratuiti. Ma l’indagine evidenzia anche quanto pesi sulle decisioni degli italiani la scarsa cultura della prevenzione: circa 2 su 3 (64%) confessano di evitare le visite, rimandandole in caso di problemi di salute trascurabili (48%) o ammettendo di cercare di farne il meno possibile (16%). Quasi uno su 2 (45%), infine, dichiara di preferire curarsi solo quando comincia a soffrire di un disturbo o di una malattia vera e propria.

 

 

 

 

12 Aprile 2024
di intermedianews
0 commenti

Tumori: aumentano gli studi di fase I in Italia, oltre 100 nel 2023

In 20 anni è raddoppiato, dal 9,6% al 18%, il numero dei pazienti che rispondono alle terapie contro il cancro negli studi di fase I. Queste sperimentazioni, un tempo limitate a fornire una prima valutazione della sicurezza e tollerabilità dei farmaci, hanno assunto sempre più un ruolo terapeutico e regolatorio, consentendo anche la rapida approvazione e disponibilità di cure innovative proprio al termine del primo livello della ricerca clinica. E il numero degli studi di fase I in Italia è in netto aumento: nel 2022 sono stati 126, il 19% del totale (662), in crescita dell’8% in due anni (erano l’11% nel 2020). In calo, invece, quelli di fase II (dal 37,5% al 33,5%) e III (dal 46% al 41%). L’oncologia è l’area in cui si concentra il maggior numero di sperimentazioni, il 40% del totale. Nel 2022, in Italia, gli studi di fase I contro i tumori sono stati circa 50, per superare i 100 nel 2023. Va però evidenziato il calo progressivo della ricerca indipendente, cioè non sponsorizzata dall’industria, che soffre la mancanza di risorse e personale. Per fornire a giovani ricercatori provenienti da tutto il mondo gli strumenti per comprendere la metodologia delle sperimentazioni cliniche, implementare idee di ricerca e imparare a valutare la letteratura scientifica, l’Associazione Italiana di Oncologia Medica (AIOM) organizza oggi e domani a Roma, in collaborazione con l’American Society of Clinical Oncology (ASCO), la seconda edizione del “Clinical Research Course”.
“In Italia – spiega Francesco Perrone, Presidente AIOM – gli studi di fase I sono aumentati in modo sostanziale rispetto al passato perché funziona molto bene il sistema di gestione dei centri di fase I, istituito con la Determina dell’Agenzia Italiana del Farmaco (AIFA) n.809 del 2015, con cui sono stati definiti i criteri minimi e le regole per autorizzare una struttura a condurre queste sperimentazioni. Inoltre, grazie al coordinamento di AIFA, dal 2023 sta prendendo forma il network dei centri di fase I, costituito da circa 60 strutture, in maggioranza oncologiche, che verrà implementato nel corso del 2024. Va inoltre evidenziato il ruolo importante della Commissione congiunta Istituto Superiore di Sanità – AIFA che, nel 2023, ha autorizzato oltre 100 studi di fase I sui tumori”.
Uno studio condotto dal National Cancer Institute e pubblicato su “The Lancet” ha analizzato 465 protocolli di fase I su 13.847 pazienti. In 20 anni è raddoppiata la percentuale delle risposte globali (dal 9,6% del periodo 2000–2005 al 18% del 2013–2019).
“In un ventennio è aumentato il valore terapeutico degli studi di fase I, perché siamo in grado di definire il profilo molecolare e genetico dei tumori e vengono coinvolti pazienti in cui si presume che le nuove molecole possano essere efficaci – afferma Giuseppe Curigliano, membro del Direttivo Nazionale AIOM -. Queste cure sono caratterizzate da una sorta di carta d’identità, che consente di indirizzarle al paziente giusto. Si tratta spesso di terapie mirate a uno specifico bersaglio molecolare e la selezione delle persone da inserire nelle sperimentazioni avviene proprio in relazione al difetto genetico, che caratterizza il singolo tumore. Inoltre, piattaforme tecnologiche innovative hanno definito la nuova generazione dei farmaci anticorpo-coniugati, in cui gli anticorpi monoclonali possono essere associati alla chemioterapia, ad altri anticorpi o a radioisotopi, che portano le radiazioni sulle cellule tumorali. Si tratta di terapie molto potenti, in grado di erogare una potenza pari, ad esempio, a 10mila volte quella della chemioterapia standard. I progressi della ricerca determinano, quindi, una forte crescita del numero di potenziali nuove molecole da inserire nel circuito delle sperimentazioni cliniche, a partire proprio dalla fase I”.
“Vi è anche un aumento di studi con disegni complessi, classificati come fase I/II e I/III, e una maggiore flessibilità delle autorità regolatorie nel valutarli – afferma Saverio Cinieri, Presidente Fondazione AIOM -. Queste ricerche, fino a qualche anno fa, sarebbero state oggetto di singole domande di autorizzazione. Inoltre, la Food and Drug Administration e la European Medicines Agency, cioè l’ente regolatorio americano e quello europeo, negli ultimi anni hanno approvato alcuni farmaci, in particolare immunoterapie per la cura dei tumori, anche solo dopo la fase I, con l’obiettivo di renderli disponibili in tempi molto brevi, soprattutto in assenza di alternative terapeutiche. Da un lato si tratta di un segnale positivo, perché evidenzia l’estrema rapidità del progresso scientifico e delle opportunità di cura per i pazienti, ma va posta sempre molta cautela perché, se vengono eliminate alcune fasi, diventa poi più difficile stabilire il valore relativo dei nuovi trattamenti”. Nel 2023, in Italia, sono state stimate 395.000 nuove diagnosi di cancro.
“È compito di società scientifiche come AIOM e ASCO vigilare perché le approvazioni dei farmaci siano tempestive, ma non premature, in quanto i valori da rispettare sono la medicina basata sulle evidenze, il diritto alle cure dei singoli pazienti e la sostenibilità del sistema sanitario – sottolinea Massimo Di Maio, Presidente eletto AIOM -. L’immediata disponibilità di terapie dopo la fase I dovrebbe corrispondere a casi particolari in cui un reale carattere innovativo si accompagni alla solida evidenza di beneficio e all’urgenza di pazienti che non dovessero avere alternative. È importante anche il coinvolgimento delle associazioni dei pazienti nella definizione di questi aspetti. Con questo corso promosso da AIOM e ASCO vogliamo trasferire ai giovani ricercatori i mezzi perché siano non solo lettori critici degli studi pubblicati in letteratura, ma anche eventuali promotori di progetti di ricerca. Pertanto, offriamo una panoramica esaustiva della metodologia, che spazia dagli studi di fase I a quelli delle fasi successive, fino alle sperimentazioni nelle fasi che seguono la disponibilità del farmaco nella pratica clinica, che dovrebbero essere svolte soprattutto nell’ambito della ricerca indipendente. AIOM ha supportato economicamente, oltre che l’iscrizione al corso di tutti i partecipanti selezionati, anche le spese di viaggio per alcuni ricercatori provenienti dall’estero, in particolare da Paesi disagiati economicamente”.
“Vogliamo rendere i giovani ricercatori protagonisti della progettazione di studi clinici – conclude il Presidente Perrone -. L’insegnamento della metodologia stimola la capacità di svolgere la ricerca indipendente, che può maturare soprattutto nelle fasi tardive delle sperimentazioni, come quelle ‘real world’. Purtroppo dal 2021 al 2022, nel nostro Paese, gli studi clinici non sponsorizzati dall’industria farmaceutica sono diminuiti di circa il 7%. Mancano data manager, infermieri di ricerca, bioinformatici, esperti in revisione di budget e contratti e il finanziamento pubblico in questo settore è da sempre sottodimensionato in Italia. Senza il sostegno delle Istituzioni, molti aspetti centrali della ricerca indipendente, come la qualità di vita dei pazienti, resteranno ai margini della conoscenza scientifica”.