Souloncology

Oltre la malattia

19 Novembre 2024
di intermedianews
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Studio: memoria delle cellule scatena l’effetto yo-yo nelle diete

Le cellule adipose conservano memoria dell’obesità anche quando si perde peso, favorendo così il temuto effetto yo-yo che porta a ingrassare nuovamente dopo la dieta. Lo dimostra lo studio condotto su cellule umane e di topo, pubblicato sulla rivista Nature da un gruppo internazionale di ricerca guidato dal Politecnico federale di Zurigo. Il team di studiosi, coordinato da Ferdinand von Meyenn, ha sequenziato gli Rna in cui sono trascritti i geni accesi nelle cellule adipose di 18 persone normopeso; successivamente li ha confrontati con quelli delle cellule adipose prelevate da 20 persone obese prima e dopo una significativa perdita di peso (pari ad almeno il 25% dell’indice di massa corporea) ottenuta con un intervento di chirurgia bariatrica. Le stesse analisi sono state condotte anche su cellule adipose di topi normopeso, obesi e obesi dimagriti.

I risultati dimostrano che le cellule del tessuto adiposo umano e di topi presentano dei cambiamenti nella trascrizione dei geni che vengono mantenuti anche dopo la perdita di peso. Oltre ai cambiamenti trascrizionali, nei topi sono stati osservati anche dei cambiamenti epigenetici, cioè delle modificazioni chimiche che alterano il modo in cui il Dna della cellula viene letto e trascritto in molecole di Rna: questi cambiamenti sembrano legati a disfunzioni in alcuni processi metabolici (come la biosintesi degli acidi grassi e la formazione di cellule adipose) che persistono anche dopo la perdita di peso. Secondo i ricercatori, i cambiamenti biomolecolari che avvengono nel tessuto adiposo favoriscono l’effetto yo-yo e in futuro potranno diventare bersagli di nuove strategie mirate a migliorare la gestione del peso a lungo termine.

18 Novembre 2024
di intermedianews
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CNEL, in Italia pochi medici generici rispetto ai Paesi UE

In Italia la dotazione di medici di medicina generale è di 68,1 per 100.000 abitanti, rispetto al 72,8 della Germania, il 94,4 della Spagna e il 96,6 della Francia. È quanto evidenzia il Cnel nella Relazione annuale sui servizi della PA, presentata lo scorso 14 ottobre. Anche la presenza di infermieri è particolarmente bassa in Italia rispetto al contesto europeo: 621,3 ogni 100.000 abitanti, a fronte di 633,9 in Spagna, 858,1 in Francia e 1.203,2 in Germania

Negli ultimi 10 anni – scrive il Cnel in una sintesi – il numero di medici generici è diminuito di oltre 6 mila unità, scendendo al di sotto dei 40 mila nel 2022, dato previsto in ulteriore peggioramento nei prossimi anni per via dei pensionamenti. Va considerato, infatti, che il 77% dei medici generici è over 54enne. La loro carenza riguarda soprattutto il Nord, con 59,9 per 100.000 abitanti, a fronte di 63,9 al Centro e 72 nel Mezzogiorno. Il numero di assistiti è quindi fortemente aumentato: da 1.156 nel 2012 a 1.301 nel 2022. La percentuale di medici di medicina generale con più di 1.500 assistiti (limite superiore fissato dalla normativa vigente) è passato dal 27,3% al 47,7%, con una forbice amplissima, tra il 71% della Lombardia e il 22,4% della Sicilia.

La relazione considera anche l’insieme del personale medico (generico e specialistico): in questo caso si arriva in Italia a 423,4 ogni 100.000 abitanti, collocando il nostro Paese al quattordicesimo posto nell’Unione europea. Il dato generale indica che la dotazione di medici risulta più elevata rispetto alla Francia (318,3), ma ancora una volta più bassa rispetto a Germania (453) e Spagna (448,7). La presenza risulta maggiore al Centro (477,5) e più bassa nel Nord-Ovest (398,1).

11 Novembre 2024
di intermedianews
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Aifa: “Scarsa aderenza alle terapie costa 2 miliardi l’anno”

11 novembre 2024 – Costa due miliardi di euro l’anno al servizio sanitario nazionale la mancata aderenza alle terapie mentre un aumento di rispetto delle cure anche solo del 15% potrebbe ridurre i costi assistenziali di 300 milioni, senza considerare quelli sociali, derivanti ad esempio dalla perdita di giornate lavorative. Considerando che, in base all’ultimo rapporto OsMed quasi un anziano su tre (il 28,5% degli over 65) assume 10 o più medicinali in corso d’anno, almeno 5 nel 68% dei casi.

Queste alcuni dei dati emersi dal tavolo tecnico su Medicina di Precisione e Prescrittomica per migliorarla che ha preso il via all’Agenzia italiana del Farmaco a cui partecipano anche Società scientifiche, organizzazioni delle professioni sanitarie e accademici del settore, per arrivare a una relazione finale entro un anno. Nell’attività di ricerca anche social network e IA. “Molti trattamenti – ha spiegato il presidente dall’Aifa, Robert Nisticò inaugurando i lavori del Tavolo tecnico – si traducono poi in bassa aderenza e persistenza alle terapie, con danni alla salute dei pazienti e spreco di risorse. Acuiti anche dal fatto che l’interazione di così tanti medicinali diventa difficile da tenere sotto controllo per gli stessi medici e può generare effetti avversi o scarsa tollerabilità ai trattamenti”. Da qui la spinta su farmacogenetica e IA. “Diversi studi – ha riferito Nisticò – hanno dimostrato che l’uso dell’Intelligenza artificiale per monitorare le terapie, inviare promemoria personalizzati e fornire supporti in tempo reale può aumentare fino al 20% l’aderenza alle terapie stesse. Percentuale che si traduce in un miglioramento del 40% della qualità della vita e del 20% in termini di sopravvivenza”. Per quanto riguarda la farmacogenetica “nei pazienti poli-trattati – ha detto Nisticò – l’informazione genomica consente anche di valutare le interazioni tra farmaci e l’impatto cumulativo della terapia e questo significa poter ridurre gli effetti collaterali, come i rischi di tossicità, aumentare l’aderenza alle terapie, il tutto riducendo i costi sanitari indotti da visite ambulatoriali e ospedalizzazioni, che secondo studi Usa tra il 3 e il 7 per cento dei casi sono causate da reazioni avverse ai medicinali”. Un aiuto può venire anche dai social network “per condividere con la popolazione generale informazioni semplici e precise sull’uso corretto dei medicinali e le loro possibili interazioni”.

 

8 Novembre 2024
di intermedianews
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Tumori: “Ogni giorno oltre 200 morti per fattori di rischio modificabili. Meno 1.103 posti letto in 10 anni, servono risorse per prevenzione e cure”

Roma, 8 novembre 2024 – Nel nostro Paese oltre il 45% delle morti per tumore è attribuibile a fattori di rischio modificabili, sia comportamentali, cioè stili di vita scorretti, che ambientali. Si tratta di circa 80.000 dei 180.000 decessi annuali stimati per cancro, pari a più di 200 morti al giorno. Ma l’Italia investe ancora troppo poco in prevenzione, solo il 6,8% della spesa sanitaria totale (pari a 7,19 miliardi di euro nel 2021), una cifra inferiore alla media (7,1%) dei Paesi dell’Unione Europea più il Regno Unito (EU27+UK). In particolare, l’Italia (con il 6,8%) è ottava dopo Regno Unito (12,5%), Austria (10,3%), Paesi Bassi (9,6%), Danimarca (8,9%), Estonia (8,3%), Repubblica Ceca (8,1%) e Ungheria (7,6%). “È importante che l’Italia recuperi quanto prima questo gap negativo, per continuare a garantire la qualità delle cure e la sostenibilità del servizio sanitario – spiega Francesco Perrone, Presidente AIOM (Associazione Italiana di Oncologia Medica), nella conferenza stampa di apertura del XXVI Congresso Nazionale della società scientifica oggi a Roma -. L’oncologia italiana chiede più risorse alle Istituzioni anche per rispondere alla domanda di assistenza, che è in continua crescita. In Italia, si stima che ogni giorno vi siano circa 1.000 nuove diagnosi di cancro e che questo numero tenda ad aumentare di anno in anno di circa l’1%. A questo si aggiunga la capacità sempre più diffusa di rendere cronica la malattia, grazie al progresso terapeutico. Gli investimenti, finora, non sono stati proporzionati all’aumento di richiesta di cure. Domanda e offerta di assistenza oncologica vanno a velocità diverse. Serve un cambio di passo, con lo stanziamento di fondi per creare più spazi e assumere personale. In 10 anni, sono stati tagliati 1.103 posti letto pubblici in Oncologia Medica: nel 2012 erano 5.262, ridotti a 4.159 nel 2022. La capacità del servizio sanitario pubblico di abbattere le liste di attesa, enorme problema alla base anche di una quota di migrazione sanitaria, dipende dalla ottimizzazione dei sistemi di prenotazione e dalla disponibilità di spazi e personale. Oltre a posti letti e strutture più moderne, mancano medici e infermieri, con differenze troppo ampie tra le Regioni. La scarsità di specialisti è diventata una vera emergenza e sta interessando anche la nostra area medica. Cominciano, infatti, a rimanere vacanti i posti nelle scuole di specializzazione di oncologia”.

“Il rischio concreto – continua il Presidente Perrone – è che aumentino le spese a carico dei pazienti oncologici, con un numero sempre maggiore di cittadini che devono affrontare non solo il cancro, ma anche la cosiddetta tossicità finanziaria, cioè le perdite economiche causate dalla malattia. I costi del cancro in Italia sono pari a circa 20 miliardi ogni anno, di questi almeno 5 sono sostenuti direttamente dai pazienti. Uno studio, pubblicato su ‘The European Journal of Health Economics’, ha posto l’accento sui costi out of pocket, cioè pagati di tasca propria dai pazienti oncologici e dai loro familiari, che ammontano a oltre 1.800 euro annui per paziente in Italia. Tra le voci più significative vi sono i trasporti (359,34 euro in media), che richiamano il problema del pendolarismo sanitario, gli esami diagnostici (259,82 euro) e le visite specialistiche (126,12 euro), servizi che il Servizio Sanitario, ancora alle prese con il problema delle liste d’attesa, non riesce ad assicurare a tutti in tempi adeguati”.

“In contesti organizzativi spesso complessi – afferma Massimo Di Maio, Presidente eletto AIOM -, va evidenziata la capacità di resilienza dell’oncologia italiana, che riesce a svolgere un eccellente lavoro sia in termini di assistenza che di ricerca, come dimostrano le collaborazioni strutturate con società scientifiche internazionali, come quella americana (ASCO) ed europea (ESMO). AIOM ha svolto un ruolo di primo piano nella definizione delle Linee Guida ESMO sui PRO, i ‘patient-reported outcomes’, cioè l’insieme dei sintomi che misurano la qualità di vita dei pazienti durante un trattamento, per valutarne l’impatto. Non sostituiscono le informazioni del medico, ma sono molto importanti perché aggiungono i dati riferiti direttamente dai pazienti, senza alcun filtro, ampliando le conoscenze sul valore della terapia. I PRO possono favorire il ‘patient empowerment’, perché consentono al paziente di esprimersi in autonomia, facendo emergere anche effetti collaterali caratterizzati da una forte componente soggettiva”. “Inoltre – continua Massimo Di Maio -, in un sistema assistenziale come quello italiano caratterizzato da un forte squilibrio fra le forze in campo e la domanda di assistenza, i PRO possono diventare uno strumento di ‘doctor empowerment’ perché, se riusciamo a utilizzarli in maniera sistematica, miglioreremo la qualità del nostro lavoro, grazie a una più attenta valutazione dei bisogni dei pazienti, ad esempio ricorrendo a interventi di supporto che, in un’ottica di cure simultanee, si affiancano alle terapie specifiche contro il cancro. Ad oggi, però, pochi ospedali adottano misure di monitoraggio sistematico dei sintomi da parte dei pazienti. È importante investire nel monitoraggio dei PRO, che non si traduce in un aumento dei carichi di lavoro, ma migliora la gestione dei pazienti”.

“È necessario agire anche su altri strumenti, che possano migliorare la qualità di vita delle persone colpite dal cancro – afferma Saverio Cinieri, Presidente di Fondazione AIOM -. Le criticità riguardano in particolare l’assistenza psiconcologica, perché ancora troppo pochi centri hanno uno psicologo dedicato all’oncologia, e l’assistenza domiciliare oncologica, disponibile soltanto nel 69% delle strutture. Questi problemi possono essere affrontati con la reale istituzione delle Reti oncologiche regionali, attive solo in alcune Regioni, che consentirà di migliorare i livelli di appropriatezza e di risparmiare risorse, da utilizzare anche per velocizzare l’accesso ai farmaci innovativi. I pazienti oncologici del nostro Paese devono aspettare ancora quasi 14 mesi per accedere ai trattamenti anticancro innovativi, rispetto, ad esempio, ai 3 mesi della Germania”.

“Sul fronte dell’appropriatezza – sottolinea Angela Toss, coordinatrice Working Group AIOM Giovani -, AIOM mette in campo molti strumenti: dal Libro Bianco dell’Oncologia Italiana, alle Linee Guida per garantire percorsi diagnostici e terapeutici uniformi su tutto il territorio, ai controlli di qualità nazionali per i test bio-molecolari, alle Raccomandazioni sull’uso della vaccinazione anti influenzale, anti pneumococcica e anti SARS-CoV-2 nei pazienti con neoplasia solida, fino al volume sui ‘Numeri del cancro in Italia’. AIOM ha anche intrapreso un percorso di particolare attenzione a gruppi di pazienti che, per vari motivi, affrontano difficoltà nell’accesso alle cure oncologiche. È il caso delle persone transgender, degli immigrati, dei detenuti e delle popolazioni che vivono in zone di guerra. Gli under 40 rappresentano più della metà di tutti i soci AIOM e sono particolarmente sensibili anche agli aspetti etici e sociali della professione”.

“L’oncologia è una parte essenziale del Servizio sanitario sia per il carico assistenziale che per l’incessante progresso terapeutico – conclude il Presidente AIOM Perrone -. La nostra società scientifica ha una missione etica e civile, che va oltre la pratica clinica quotidiana. Dobbiamo compiere tutti gli sforzi possibili per migliorare l’efficienza del sistema, perché le ricadute sono immediate anche sull’oncologia. E il confronto con le Istituzioni è indispensabile. Oggi, nella cerimonia inaugurale del Congresso, sono previsti gli interventi del Ministro della Salute, Orazio Schillaci, e del Presidente dell’Agenzia Italiana del Farmaco, Robert Nisticò. È molto importante che ripartano i bandi AIFA come segnale, speriamo non transitorio, di attenzione delle Istituzioni per la ricerca clinica indipendente. Quest’ultima, se supportata, può realizzare la triplice missione di migliorare la pratica clinica, aumentare il livello di conoscenza sui nuovi farmaci e fungere da supporto alle politiche di rimborsabilità”.

 

 

7 Novembre 2024
di intermedianews
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AIOM: “ AUMENTO DI 5 EURO SU OGNI PACCHETTO DI SIGARETTE PER TUTELARE SALUTE E SSN”

In Italia fuma il 22% degli under 17. Di questi, ben l’11% consuma più di mezzo pacchetto di sigarette al giorno. Tra i tabagisti abituali, di ogni fascia d’età, oltre il 44% ha iniziato prima dei 18 anni. Tutti dati che dimostrano la grande importanza di disincentivare i giovanissimi ad acquistare sigarette e quindi a cominciare con una scelta che tende trascinarsi per il resto della vita. Proprio per questo è’ stata lanciata #SOStenereSSN, la campagna promossa da AIOM (Associazione Italiana di Oncologia Medica) e da Fondazione AIOM con Panorama della Sanità. La proposta è aumentare di 5 euro il prezzo di ogni singolo pacchetto di sigarette per recuperare risorse finanziarie da trasferire subito al servizio sanitario nazionale. Gli oncologi italiani chiedono alle Istituzioni che questo provvedimento sia approvato al più presto. L’iniziativa è oggi al centro di un convegno a Roma promosso da AIOM in occasione della sua giornata pre-congressuale. Domani, infatti, si apre il XXVI congresso nazionale della Società Scientifica.

“Gli ultimi dati tra i giovanissimi sono francamente preoccupanti – sostengono Francesco Perrone (Presidente AIOM) e Saverio Cinieri (Presidente di Fondazione AIOM) -. Nel 2023 la metà degli studenti ha ammesso di aver fumato sigarette almeno una volta nella vita: oltre 1 milione e 200mila adolescenti sia maschi che femmine. Il vizio può essere contrastato, con maggiore successo, tra coloro che hanno appena iniziato. Perciò riteniamo che un aumento forte del prezzo d’acquisto possa essere particolarmente efficace per i più giovani. Cinque euro in più significa di fatto quasi raddoppiare il prezzo attuale delle sigarette, che potrebbe diventare un costo economico insostenibile per minorenni spesso studenti o lavoratori a inizio carriera. Con il doppio vantaggio di trovare nuove entrate per il sistema sanitario oggi particolarmente in affanno”.

“In totale sono almeno 27 le patologie fumo-correlate – aggiunge Giulia Veronesi, Direttore Programma Chirurgia Toracica Robotica del San Raffaele di Milano e Membro del Comitato di Lotta al Fumo di Fondazione Umberto Veronesi -. Tra queste vi sono molte patologie oncologiche ma anche respiratorie, cardiovascolari, con addirittura danni estetici e alla sessualità maschile. Le sigarette sono poi le principali responsabili del tumore del polmone, uno dei più temuti e pericolosi. E’ una neoplasia che determina oltre 35mila decessi l’anno solo in Italia. A questi vanno poi aggiunti i costi socio-sanitari che solo per questo carcinoma ammontano a più di 2,5 miliardi l’anno. Nel nostro Paese però il prezzo di un pacchetto di sigarette è ancora basso e si attesta in media a 5-6 euro mentre in altri Stati arriva a 12-15 euro”. “Nel 2018 il 6% di tutte le ospedalizzazioni nazionali era attribuibile al fumo di tabacco – prosegue Silvano Gallus, Responsabile del Laboratorio di Ricerca sugli Stili di Vita dell’Istituto Mario Negri -. E’ dimostrato che un aumento delle accise riduce l’uso di tabacco e la prevalenza di fumatori, soprattutto tra i giovani. In compenso, aumenta la cessazione del fumo, le entrate fiscali e più in generale il livello di salute della popolazione. Su questa proposta esistono molti falsi miti diffusi dall’industria del tabacco. Attualmente il costo delle sigarette non è già così alto rispetto alla media europea. Non c’è poi evidenza che un aumento delle accise porterebbe ad un aumento del commercio illegale. Infine, ben il 62% degli italiani è favorevole a portare il prezzo di un singolo pacchetto di sigarette a 10€”.

Alla campagna #SOStenereSSN hanno finora aderito Fondazione Veronesi, AIRC, CIPOMO, Istituto Mario Negri, CREA Sanità, SITAB, Cittadinanzattiva, ACC (Alleanza Contro il Cancro), Ordine dei Medici di Roma, SIHTA, PMI sanità, Fondazione Onda, Fondazione Longevitas, Fondazione RES, SIMM. “Siamo lieti di aver lanciato un progetto importante e che raccoglie sempre più adesioni – conclude Sandro Franco, Direttore Panorama della Sanità -. Da troppi anni lamentiamo problemi e carenze strutturali nel nostro servizio sanitario nazionale e molti di questi potrebbero essere risolti da maggiori stanziamenti di risorse finanziarie. L’incremento del costo reale del vizio del fumo è una strada da percorrere quanto prima nell’interesse di tutta la collettività”.