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Oltre la malattia

17 Ottobre 2024
di intermedianews
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AIOM: “Bene le risorse nella manovra ma sosteniamo la tassa sulle sigarette”

Bene il segnale di attenzione alla Sanità pubblica dimostrato dal governo con la manovra appena approvata, ma ribadiamo la necessità della misura della tassazione sulle sigarette quale misura strutturale a sostegno della salute dei cittadini”.

Lo afferma il presidente dell’Associazione italiana di oncologia medica (Aiom), Franco Perrone, in merito alla manovra approvata dal Cdm. “Se nelle prossime settimane questa proposta potrà essere valutata all’interno della legge di bilancio saremmo soddisfatti, ma in ogni caso – sottolinea – riteniamo che, indipendentemente dalla manovra, questa sarà una battaglia che continueremo a portare avanti quale misura di sanità pubblica che riallinei l’Italia al resto d’Europa”. Nelle scorse settimane, in una conferenza stampa al Senato, l’Aiom aveva lanciato la proposta di aumentare il prezzo delle sigarette di 5 euro al pacchetto. Una tassa con due obiettivi: disincentivare l’abitudine al fumo, che è la causa del 90% dei casi di tumore al polmone, e al contempo sostenere con il ricavato il Servizio sanitario nazionale. In tal modo, rileva Perrone, si potrebbero generare oltre 13 miliardi di euro di ricavi da investire nel potenziamento del Ssn.

Con questa legge di bilancio, afferma Perrone, “c’è sicuramente un segnale di attenzione alla salute e alla sanità. Il fatto di recuperare, attraverso il coinvolgimento di banche e assicurazioni, una cifra significativa a favore del settore della sanità è ovviamente positivo, quindi esprimiamo apprezzamento”. Tuttavia, sottolinea il presidente degli oncologi, “voglio segnalare che quella che stiamo proponendo è una misura di salute pubblica da rendere strutturale, perchè la lotta al tabagismo è una sfida che dobbiamo tenere presente sempre e non solo in una legge di bilancio. E’ infatti riconosciuto a livello internazionale che l’operazione più efficace per ridurre il numero dei fumatori è proprio aumentare il costo delle sigarette”. Dunque, conclude, “chiediamo una misura strutturale che rappresenta una misura di sanità pubblica, e chiediamo che l’extragettito che se ne ricaverebbe vada a finanziare la sanità, pur apprezzando lo sforzo fatto con la legge di bilancio”.

11 Ottobre 2024
di intermedianews
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Tumori: il 13% sono legati a 4 tipi di infezioni batteriche

Il 13% dei tumori sono legati a infezioni batteriche o virali che possono prevenire evitate con i vaccini, le terapie e la prevenzione, grazie agli screening per la diagnosi precoce. E’ questa la conclusione del rapporto dell’Associazione per la ricerca sul cancro degli Stati Uniti, che indica in particolare quattro tipi di agenti patogeni collegati a un deciso aumento del rischio di sviluppare un tumore. Le infezioni causate da uno dei ben 200 tipi del papilloma virus, si legge nel documento, rappresentano la causa principale dei tumori del collo dell’utero e sono coinvolte nella formazione di alcuni tumori orali e dei genitali. Vi sono poi i virus responsabili dell’epatite B e della C. Entrambe queste forme di epatite causano un’infiammazione nel fegato che può cronicizzarsi e condurre al tumore.

Infine il rapporto sottolinea il ruolo dell’Helicobacter pylori noto per causare ulcera, che nell’ 1-3% dei casi in è stato messo in relazione con a formazione di tumori dello stomaco. Gli esperti ricordano che la prevenzione in questo caso è abbastanza semplice, in quanto una semplice analisi del sangue può diagnosticare l’infezione. “I progressi fatti nel trattamento di queste quattro infezioni, potrebbero rendere alcune forme di tumore, sinora comuni, malattie rare”, ha osservato uno degli autori del rapporto, Michael Pignone, della Duke School of Medicine.

10 Ottobre 2024
di intermedianews
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AIFA: “Un anziano su 3 prende 10 farmaci al giorno, non tutti utili”

10, ottobre 2024 – Se la presenza di due o più malattie caratterizza già il 75% degli over sessantacinquenni, questa condizione colpisce la quasi totalità degli ultraottantenni. La diretta conseguenza è l’utilizzo di un elevato numero di farmaci, tanto che un anziano su tre ne assume 10 o più al giorno, ma non sempre tutti necessari e spesso in interazione fra loro. Ad accendere i riflettori su “questo problema di salute pubblica” è l’Agenzia italiana del Farmaco, in occasione della presentazione, a Roma, del progetto ‘COSÌsiFA’, che ha l’obiettivo di rendere cittadini e operatori sanitari sempre informati sui medicinali.

Dai dati del Rapporto Aifa sull’uso dei farmaci negli anziani, risulta che nel corso del 2019 la quasi totalità della popolazione ultrasessantacinquenne ha ricevuto almeno una prescrizione farmaceutica (98%), con lievi differenze tra aree geografiche, con consumi giornalieri pari a tre dosi per ciascun cittadino. In questo scenario, la polifarmacoterapia, definita come l’utilizzo contemporaneo di più medicinali, “è un problema di salute pubblica, perché come noto è associata a una riduzione dell’aderenza terapeutica, nonché a un aumento del rischio di interazioni tra farmaci”, precisa Aifa. Si tratta di un problema, spiega il presidente di Aifa, Robert Nisticò, “che va affrontato fornendo strumenti anche di intelligenza artificiale che consentano al medico di orientarsi tra i numerosi rischi di interazione tra i vari medicinali. Magari per decidere alla fine di derubricarne qualcuno”. Per affrontarlo il gruppo di lavoro specifico produrrà materiale informativo ponendo particolare attenzione a interazioni tra farmaci, inappropriatezza prescrittiva, aderenza terapeutica, applicazione delle linee guida e coinvolgimento attivo del paziente e dei familiari nelle decisioni. Sarà anche messo a disposizione InterCheck-web, uno strumento di supporto alla prescrizione sviluppato dall’Istituto di Ricerche Farmacologiche Mario Negri con l’obiettivo di fornire a medici e farmacisti informazioni per bilanciare rischi e benefici di una politerapia.

26 Settembre 2024
di intermedianews
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AIFA: poche reazioni avverse ai vaccini (-39%) e il 93% è lieve

I vaccini si confermano tra i prodotti farmaceutici più sicuri. Nel 2022, con circa 19 milioni di dosi di vaccino somministrate, il sistema di sorveglianza dell’Agenzia Italiana del Farmaco, ha raccolto poco più di 9 mila segnalazioni di sospette reazioni avverse (47,8 segnalazioni ogni 100 mila dosi somministrate), con un calo del 39% rispetto all’anno precedente.

Oltre il 93,5% delle sospette reazioni sono di lieve entità mentre quelle gravi sono appena lo 0,003%. È escluso inoltre il legame con decessi. Sono i dati salienti di un dossier dell’Agenzia Italiana del Farmaco pubblicato questa mattina che confermano la sicurezza dei vaccini. Il rapporto mostra che la gran parte (93,5%) degli eventi avversi collegati ai vaccini sono di lieve entità: febbre, reazioni locali nella sede di iniezione; pianto; irritabilità, nervosismo e irrequietezza; diarrea, vomito e mal di pancia; reazioni cutanee generalizzate, esantemi, orticaria; sonnolenza, mal di testa, convulsioni. Il rimanente 6,5% è classificato come reazione grave, con un 1,6% che ha richiesto il ricovero. Gli effetti collaterali, tendono inoltre a risolversi in poco tempo: al momento della segnalazione il 78% dei sospetti aventi avversi si era già risolto senza nessuna conseguenza, l’8% era in miglioramento e lo 0,7% era in fase di guarigione con postumi.  Vi è però un 3% che non era ancora guarito, mentre per un rimanente 10% non era stato riportato l’esito. Tra le segnalazioni, il dossier rileva anche 7 decessi dopo la somministrazione del vaccino: “In nessun caso le informazioni disponibili consentivano di individuare la causa del decesso nel vaccino”, precisa l’Aifa, che ricorda che la “valutazione della relazione causale tra un evento avverso e la somministrazione di un vaccino, è una procedura alquanto complessa”: “non è sufficiente, infatti, che l’evento si verifichi dopo la vaccinazione ma devono essere considerate anche altre possibilità”.

25 Settembre 2024
di intermedianews
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Medicina: Long Covid in bambini può durare 3 anni e impedire ritorno a normalità

Da uno studio internazionale su 1.300 pazienti in età pediatrica, pubblicato su ‘eClinical Medicine’ (gruppo ‘The Lancet’) e coordinato dai pediatri di Fondazione Policlinico Gemelli Irccs-Università Cattolica del Sacro Cuore, emergono nuove evidenze sulle conseguenze dell’infezione da Sars-CoV-2 nei bambini e nei ragazzi. In alcuni, il “Long Covid può durare fino a tre anni con conseguenze sulla vita scolastica e sulle attività abituali. I vaccini sembrano avere un effetto protettivo (ma dipende dal numero di dosi somministrate e dall’età dei pazienti) sul Long Covid, sulle reinfezioni e sulle complicanze autoimmuni di questa malattia”. Condotto su circa 1.300 pazienti di età compresa tra 0 e 18 anni, seguiti presso l’ambulatorio del Post-Covid pediatrico del Gemelli.

La ricerca si è focalizzata sui casi di Long Covid pediatrico comparsi dopo la prima infezione o dopo le reinfezioni e sulla loro durata. Obiettivo del lavoro era “descrivere le caratteristiche del Long Covid nei pazienti in età pediatrica, di valutare la presenza di fattori in grado di predire il rischio di sviluppare Long Covid e di valutare il ruolo del vaccino nel prevenire il Long Covid, il rischio di reinfezioni o la comparsa di malattie autoimmuni”. “In questo lavoro – commenta Danilo Buonsenso, corresponding author, docente di Pediatria all’Università Cattolica e dirigente medico dell’Unità Operativa Complessa di Pediatria della Fondazione Policlinico Universitario Agostino Gemelli Irccs – abbiamo documentato l’andamento dell’infezione da Sars-CoV-2 in età pediatrica fino a trentasei mesi successivi alla prima infezione”. ‘Il vaccino è in grado di proteggere anche dal dopo fase acuta dell’infezione’.

“Sul fronte Long Covid – prosegue Buonsenso – abbiamo confermato i dati dei nostri precedenti studi, aggiungendo però nuove informazioni. Da questa nuova ricerca infatti emerge che, sebbene la maggior parte dei pazienti guarisca dal Covid-19, alcuni continuano a presentare sintomi ascrivibili al Long Covid, fino a 3 anni di distanza dall’infezione iniziale. Questo conferma l’importanza delle potenziali conseguenze di questo virus nei bambini. Molti di quelli seguiti per 3 anni dopo l’infezione iniziale non sono riusciti a riprendere la routine di tutti i giorni, con conseguenze negative sulla capacità di frequentare regolarmente la scuola o di svolgere le classiche attività extra-scolastiche, a causa dei sintomi debilitanti riportati”. Il Covid, insomma, può avere conseguenze importanti e durature anche sui più piccoli. Ma il vaccino è in grado di proteggere anche dal ‘dopo’ fase acuta dell’infezione e cioè dal Long Covid e dalle altre complicanze? “Nel nostro studio – spiega Buonsenso – la vaccinazione si è dimostrata un fattore protettivo contro il Long Covid anche se, come abbiamo evidenziato, questo effetto ‘scudo’ varia a seconda del numero di dosi ricevute o dall’età del paziente e questo aggiunge ulteriori informazioni e offre materia di riflessione, rispetto a quanto noto finora”. Un altro dato emerso dallo studio è che il rischio di presentare una forma grave di Covid-19, nel caso di una reinfezione che compaia nei 24-36 mesi successivi alla prima infezione, è estremamente basso. “Va detto tuttavia – rimarca il pediatra – che, anche se raro, è possibile sviluppare il Long Covid anche a seguito di una reinfezione. Inoltre, i bambini con Long Covid sono a maggior rischio di presentare infezioni sintomatiche”. Come già evidenziato negli adulti infine, dallo studio pubblicato su ‘eClinical Medicine’ emerge anche che l’infezione dovuta al virus originale è risultata associata a un rischio maggiore di sviluppare malattie autoimmuni, nei mesi successivi all’infezione acuta