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Cancro: in Italia gli anziani guariscono meno che nel resto d’Europa

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Roma, 19 febbraio 2019 – Ogni giorno in Italia più di 510 nuove casi di cancro riguardano gli over 70. Il 63% dei pazienti colpiti da tumore è vivo a cinque anni dalla diagnosi, percentuale che pone il nostro Paese al vertice in Europa. Purtroppo non è così per gli anziani, che presentano tassi inferiori alla media continentale. In particolare, gli uomini 65-74enni e le donne over 75 hanno una prognosi peggiore (circa 37%) dei coetanei europei (40%). Le cause? Stili di vita scorretti, minor accesso alle sperimentazioni e alle terapie più efficaci, malattie concomitanti ed esclusione dai programmi di screening, che si fermano a 69 anni. Nello specifico secondo gli ultimi dati ogni anno in Italia più di 186.500 casi di tumore vengono diagnosticati negli over 70 (oltre la metà del totale delle diagnosi). Le cinque neoplasie più frequenti negli uomini che hanno superato questa soglia sono quelle della prostata (19%), polmone (17%), colon-retto (14%), vescica (12%) e stomaco (5%). Nelle donne, al primo posto si trova il carcinoma della mammella (22%), seguito dal colon-retto (16%), polmone (8%), pancreas (6%) e stomaco (5%).

“L’accesso alle cure diventa più difficile con l’avanzare degli anni – afferma Stefania Gori, Presidente nazionale AIOM -. Sette over 70 su dieci scoprono la malattia in fase avanzata, quando le terapie sono meno efficaci. Anche gli anziani possono sconfiggere il cancro, ma vanno abolite le discriminazioni che questi pazienti devono ancora affrontare, con più impegno sul fronte della prevenzione. Chiediamo che i test di screening siano estesi almeno fino a 74 anni. In questo modo aumenteranno le diagnosi in fase iniziale e le possibilità di guarigione”. “L’invecchiamento generale della popolazione e l’allungamento dell’aspettativa di vita stanno determinando un progressivo cambiamento nell’età dei pazienti che accedono alle cure nelle Unità di Oncologia nel nostro Paese: occorre garantire sia qualità della cura sia qualità di vita – conclude la Presidente Gori -. Senza dimenticare la prevenzione terziaria, comprendente l’adeguamento a stili di vita che hanno dimostrato di ridurre il rischio di recidive del tumore. Inoltre è essenziale coinvolgere gli anziani nelle sperimentazioni cliniche dei trattamenti innovativi. A causa della frequente esclusione degli anziani dagli studi clinici i miglioramenti ottenuti in oncologia negli ultimi decenni hanno riguardato solo marginalmente questa popolazione. Le sperimentazioni sono condotte di solito nelle persone giovani o adulte. La realtà clinica è invece molto spesso costituita da anziani con numerose malattie concomitanti. In particolare per i farmaci biologici, oggi utilizzati nel trattamento di tumori molto frequenti come quelli della mammella, del polmone e del colon-retto, non vi è esperienza clinica adeguata condotta negli anziani, che, invece, in alcuni casi, potrebbero ottenere risultati addirittura migliori rispetto ai più giovani”.

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