Roma, 17 ottobre 2017 – Assenze lavorative e ospedalizzazioni causate da influenza, polmoniti batteriche ed herpes zoster pesano sul sistema Paese. Sono tutte patologie che si possono prevenire con un vaccino e il costo complessivo e l’impatto fiscale della mancata vaccinazione e la conseguente malattia della popolazione attiva in Italia è, infatti, pari a circa 1 miliardo di euro l’anno. A sostenere la validità dell’inserimento nei Livelli Essenziali di Assistenza del Piano Nazionale di Prevenzione Vaccinale – che da quest’anno estende le vaccinazioni gratuite per gli ultrasessantacinquenni anche contro lo pneumococco, le polmoniti batteriche e l’Herpes zoster – è un lavoro presentato dagli esperti di health technology assessment, riuniti a Roma presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore per il decimo Congresso Nazionale Sihta. Lo studio è stato condotto dall’Alta Scuola di Economia e Management dei Sistemi Sanitari (Altems) della Cattolica, e a questa cifra va sommato il carico economico legato alla mancata adesione alla campagne vaccinali delle persone già in pensione, che altri studi precedenti indicano in 500 milioni di euro l’anno per la sola vaccinazione antipneumococcica. In un’ottica di sostenibilità e di finanziamento dei servizi di welfare, l’impatto fiscale della vaccinazione antinfluenzale e contro le polmoniti batteriche e il ‘fuoco di Sant’Antonio’ dunque diventa un tema strategico per i conti dello Stato oltre che per la stabilità economica delle famiglie. E’ la prima volta che vengono valutati gli effetti delle mancate vaccinazioni sul gettito fiscale, sulle mancate retribuzioni e sul conseguente calo di produzione e vendita di beni e servizi. L’influenza, le polmoniti da pneumococco e l’Herpes zoster e le sue complicanze, generano costi che gravano sul sistema sanitario, sui pazienti e sulla spesa sociale in generale. Oltre a ciò, nessuno studio ha ancora quantificato l’impatto sulla riduzione di gettito fiscale conseguente ai mancati redditi percepiti dai lavoratori che si ammalano. Gli assegni di malattia a carico dei datori di lavoro e della previdenza sociale, infatti, non coprono le retribuzioni nella loro interezza ma si fermano a retribuire lo stipendio tabellare, senza considerare le indennità di turno, di presenza, la produttività.