Ambasciatrici della prevenzione in rosa di corsa verso la vittoria
Lo Stadio delle Terme di Caracalla, a Roma, è tornato a colorarsi di rosa per accogliere la XIII edizione della maratona solidale più amata della capitale: Race for the Cure, evento simbolo della Susan G. Komen Italia, primo affiliato europeo della Susan G. Komen for the Cure (da oltre 25 anni nella lotta ai tumori del seno). Particolarmente numerosi, quest’anno, i partecipanti alle attività del “Villaggio della Salute”, uno spazio dedicato a sport, benessere e bellezza come primi alleati della donna nel percorso di malattia, ma anche, naturalmente, alla prevenzione.
Durante tre giorni, dal 18 al 20 maggio, all’interno del villaggio si sono realizzati incontri informativi, laboratori di bellezza, corsi sulle tecniche di rilassamento e sono state offerte gratuitamente visite e screening per la prevenzione dei tumori femminili. Le attività, ideate non solo per gli iscritti alla maratona ma anche per le tante famiglie, i gruppi di amici e i semplici visitatori, si sono chiuse domenica 20, con la celebre corsa di cinque km e la passeggiata di due aperta a tutti: grandi e bambini, uomini e donne, competitivi e non.
Protagoniste della Race for the Cure, anche quest’anno, sono state le “Donne in Rosa”. Quattromila, quelle che in passato hanno affrontato o stanno affrontando il tumore al seno e che decidono di indossare maglietta e cappellino per rendersi riconoscibili, trasmettere l’importanza della condivisione, senza vergogna, dimostrando che il tumore al seno può essere affrontato e spesso vinto. Donne arrivate da tutta Italia, di tutte le età (balza all’occhio la quantità di giovani pazienti o ex-pazienti presenti), accompagnate dalla famiglia, dai compagni, dalle amiche, dalle colleghe, dai figli, che si raccontano in un momento unico di solidarietà in rosa.
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Videoreport ed interviste ai protagonisti della manifestazione
Oltre 50.000 iscritti rinnovano il successo per Susan G. Komen Italia
A Caracalla non potevano mancare i personaggi chiave di Komen Italia, fra cui il Presidente Riccardo Masetti (Policlinico A. Gemelli di Roma), la Vice Presidente e collega Daniela Terribile e Vincenzo Lattanzio, Presidente del Comitato Puglia della Komen. Indaffarati ed entusiasti, “schizzano” fra la folla, da cui si distinguono solo per il turchese delle loro t-shirt, e orchestrano ogni dettaglio della gigantesca manifestazione. Grazie a loro le “Donne in Rosa” hanno l’opportunità di socializzare, confrontare le proprie storie, darsi coraggio, scambiare consigli e celebrare la vita.
“Lo scopo di questa tre giorni romana è quello di rendere le donne protagoniste della propria salute. Rendendosi intenzionalmente visibili con una maglietta rosa danno un messaggio alle 40.000 donne che ogni anno in Italia si confrontano con questa malattia: dal tumore si può guarire”, spiega Riccardo Masetti, tra un’intervista ed una sgommata sull’“amico blu” (il furgoncino che lo accompagna nella tre giorni romana), commentando il successo che nonostante le nuvole contraddistingue questa tredicesima edizione. E sperando che domenica 27 maggio il sole possa accompagnare la prossima “race” in programma, Vincenzo Lattanzio invita ad accorrere numerose all’appuntamento di Bari, giunto alla sua sesta edizione. Lattanzio ricorda anche che quest’anno, oltre alla maratona, Bari promuove due eventi sportivi inediti: una regata nazionale femminile ed un torneo di beach tennis.
Anche la Vice Presidente, Daniela Terribile, riesce a dedicarci qualche minuto, sottolineando l’importanza di una corretta informazione, anche sul web, come antidoto al panico che coglie molte donne quando si trovano davanti ad una diagnosi di cancro.
Le videointerviste a Masetti, Terribile e Lattanzio
Il grande impegno della Komen è stato elogiato anche dalle fila della politica. In particolare dal Ministro dello Sviluppo Economico, Corrado Passera, che incoraggia la promozione di queste manifestazioni affermando che “con la partecipazione si possono spostare le montagne”. “Voi Donne in Rosa dimostrate che il tumore del seno si può vincere – prosegue Passera – e date un senso a tutti coloro che si impegnano nel volontariato e nella ricerca”.
Un grande merito, infatti, va ai volontari della manifestazione, forza motrice della Susan G. Komen Italia: il loro supporto è infatti ciò che effettivamente consente di organizzare un evento complesso come Race for the cure e di poter utilizzare concretamente i fondi raccolti a beneficio della lotta ai tumori del seno.
Rosanna Banfi: una madrina eccellente e partecipativa
La Race for the Cure ha una celebre madrina, che ha fatto della sua esperienza di malattia un simbolo di rinascita e solidarietà. È Rosanna Banfi, attrice e figlia d’arte, anche lei rigorosamente in rosa e vivace protagonista della manifestazione. Dà il via alla corsa con un liberatorio colpo di pistola e chiude l’evento in mezzo ad una nuvola di palloncini rosa, fra le note di Vasco Rossi (“Io sono ancora qua!”). Fra l’una e l’altra cosa, non si risparmia, rilasciando interviste, parlando al telefono con le radio, e interagendo con le migliaia di donne che le si accalcano intorno: parla della sua esperienza ed ascolta testimonianze, risponde alle domande, incoraggia a non vergognarsi e a confrontarsi, ricordando che non si è sole in questo percorso. E, naturalmente, autografa centinaia di magliette e cappellini, prima di unirsi lei stessa alla maratona, camminando…
Intervista a Rosanna Banfi (tra gli autografi…)
Una gara di solidarietà tra le associazioni
Durante le tre giornate della manifestazione le partecipanti hanno potuto conoscere alcune delle numerose associazioni impegnate sullo stesso fronte dei padroni di casa Komen. Come in una corsa a staffetta, le associazioni si sono passate il testimone in una catena di collaborazioni. Fra le realtà “in rosa” più vivaci ed entusiaste, la Fondazione Prometeus (già impegnata con i laboratori di trucco de la “Forza ed il sorriso”) ha presentato il nuovo progetto dedicato alla bellezza, realizzato in collaborazione con l’azienda Tricostarc (produttrice di parrucche di livello) e l’Accademia Reiki (disciplina basata sulle tecniche di rilassamento), entrambe presenti sul campo con i loro esperti.
I video-commenti delle associazioni e delle pazienti
“My beautiful project è dedicato alle donne che vogliono mantenere il proprio aspetto ed affrontare la malattia in maniera diversa: si guarisce non solo con le medicine, ma anche con lo spirito, con il sostegno”, spiega Daniela Sauda, con le colleghe Mara Mulargia e Anna Manni di Prometeus, tra un abbraccio e l’altro delle pazienti oncologiche che hanno beneficiato dei loro programmi e che volentieri forniscono la propria testimonianza.
E se i messaggi a pennarello lasciati sul grande “muro” bianco testimoniano in modo commovente i legami che hanno portato i partecipanti alla “race”, il momento più suggestivo arriva a conclusione dell’evento: il lancio di una miriade di palloncini rosa verso il cielo. Un modo, come ha spiegato la madrina della manifestazione Rosanna Banfi, di “farci vedere, di avvicinarci a chi non ce l’ha fatta, a chi oggi non c’è più, e per ricordare che noi siamo ancora qui a lottare tutte insieme”.
Maria Grazia Zagaria e Giulia Volpe