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Oltre la malattia

6 Novembre 2024
di intermedianews
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Istat: “Più italiani rinunciano alle cure, il 7,6% nel 2023”

6 novembre 2024 – Nel 2023 il 7,6% della popolazione italiana aveva rinunciato a curarsi, contro il 6,3% del 2019. “La quota di quanti hanno rinunciato a causa delle lunghe liste di attesa risulta pari al 4,5% (2,8% nel 2019). Le rinunce per motivi economici riguardano il 4,2% della popolazione, quelle per scomodità del servizio l’1,0%. A lanciare il monito è il presidente dell’Istat Francesco Maria Chelli, che durante la sua audizione sulla manovra ha citato l’indagine ‘Aspetti della vita quotidiana’ con informazioni sulle persone che, pur avendone bisogno, hanno dovuto rinunciare a un accertamento diagnostico o a una visita specialistica. Inoltre dopo una crescita sostenuta nel triennio 2020-2022, quando la spesa sanitaria del settore pubblico è passata da poco meno di 114,7 miliardi del 2019 a 130,8 miliardi del 2022 a causa dell’emergenza pandemica, “nel 2023 si osserva invece un calo dello 0,4% rispetto all’anno precedente (a 130,2 miliardi)”, sottolinea il presidente dell’Istat – “La variazione media 2019-2023 risulta pari a +3,2%. Sempre nel 2023, la spesa sanitaria direttamente a carico delle famiglie supera i 40,6 miliardi (+1,7% rispetto al 2022); dopo il calo del 2020, si è registrato una forte ripresa che ha portato la variazione media 2019-2023 a +2,7%”. Chelli ha spiegato che “la dotazione e l’invecchiamento del personale medico rappresentano criticità per il comparto della Sanità, anche alla luce del futuro aumento della domanda di cure dovuto alla dinamica della popolazione”. I medici di medicina generale “sono la categoria, insieme agli infermieri, che desta maggiori preoccupazioni tra le professioni sanitarie per le prospettive future. Sono caratterizzati, infatti, da una struttura per età spostata verso le età prossime al pensionamento”, da un trend decrescente nel numero degli occupati e da un “incremento significativo” del numero di assistiti per ciascun medico, aggiunge Chelli, nell’audizione alle commissioni riunite Bilancio sulla manovra. “Nel 2022, ultimo anno per cui i dati sono disponibili – ha spiegato Chelli – la dotazione complessiva di medici (generici e specialisti) è pari in Italia a 4,2 per mille abitanti, 0,2 punti in più rispetto al 2019; l’offerta è maggiore al Centro (4,8) e minore nel Nord-ovest e al Sud (4,0). I medici specialisti costituiscono l’81% circa dei medici totali; nel 2022 sono 3,3 ogni mille residenti, 0,3 punti in più rispetto al 2019”. “I medici di medicina generale sono 6,7 per 10.000 abitanti e rappresentano il 15,7% dei medici totali”, ha detto Chelli. Si stima che circa il 77% abbia 55 anni e più, inoltre il loro numero è diminuito di oltre 6000 unità in dieci anni, da 45.437 nel 2012 a 39.366 nel 2022, e il numero di assistiti pro-capite è aumentato da 1.156 nel 2012 a 1.301 nel 2022.

28 Ottobre 2024
di intermedianews
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Mortalità per tumore varia di 1,6 volte tra diversi Paesi in Ue

Nel 2022 ci siano stati 2,78 milioni di nuovi casi di tumore nei 27 Stati membri dell’Unione europea più Islanda e Norvegia, il che equivale a circa cinque nuove diagnosi ogni minuto. E le nuove diagnosi sono aumentate del 2,3% rispetto al 2020. Al contrario, la mortalità è diminuita, ma i tassi variano di 1,6 volte tra i diversi Paesi, così come variano molto all’interno degli stessi Paesi. A fornire il quadro delle disuguaglianze oncologiche nell’Unione Europea è il convegno “Treating Cancer: The EU’s Commitment to Cancer Inequalities”, in corso presso la sede del Consiglio nazionale delle ricerche a Roma. Secondo le stime dell’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico (Oecd), mentre l’incidenza stimata del cancro è aumentata tra il 2010 e il 2022 e, entro il 2035 si prevede che diventi la principale causa di morte in Europa, la mortalità è diminuita del 10% nell’UE27 durante questo periodo. Tuttavia, la mortalità per cancro rimane elevata (rappresenta il 22,5% di tutti i decessi) e varia di 1,6 volte nei Paesi considerati: per molti tumori, i tassi maggiori si riscontrano nei paesi dell’Europa centrale e orientale (Croazia, Ungheria, Lettonia, Repubblica Slovacca e Slovenia), mentre i paesi dell’Europa occidentale e nordici (Finlandia, Lussemburgo, Spagna e Svezia) hanno i tassi più bassi. Inoltre, non tutti i cittadini hanno lo stesso rischio di morire di cancro, anche all’interno dello stesso paese: in alcuni Paesi come la Romania differiscono fino al 37% a seconda delle regioni, mentre la differenza è di circa il 30% tra le regioni di Francia, Germania, Polonia e Spagna. A pesare, rilevano gli esperti, le disuguaglianze nell’accesso a diagnosi, screening e cure, così come a studi clinici per terapie innovative.

25 Ottobre 2024
di intermedianews
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Tumori, alimentazione scorretta responsabile di 1 caso su 20

La cattiva alimentazione è responsabile di circa il 5% dei casi e dei decessi per cancro in Italia, vale a dire poco più di 12mila nuove diagnosi di cancro nei maschi e 8mila nelle donne, a cui si aggiungono oltre 10mila decessi. Sono i dati che emergono da uno studio coordinato dall’Università degli Studi di Milano e pubblicato sull’International Journal of Cancer. “Lo stile di vita e i fattori ambientali svolgono un ruolo importante sul rischio di cancro, offrendo importanti vie di prevenzione”, ricordano i ricercatori. “In particolare, esiste un ampio corpus di prove epidemiologiche che indica come una dieta scorretta sia un fattore di rischio modificabile per il cancro”. Analizzando la dieta degli italiani e i livelli di consumo medi dei diversi alimenti, i ricercatori hanno scoperto che la dieta Mediterranea costituisce ancora il modello di alimentazione prevalente e le abitudini a tavola degli italiani sono più salutari rispetto a quelle che si riscontrano negli altri Paesi. Ciononostante, complessivamente il 6,3% delle nuove diagnosi di tumori negli uomini e il 4,5% nelle donne in Italia è dovuto all’alimentazione. “Ciò significa che dopo il fumo e l’obesità e sovrappeso, la dieta è il principale fattore di rischio modificabile per il cancro”, spiega Carlo La Vecchia, docente di Statistica Medica ed Epidemiologia all’Università Statale di Milano, e tra gli autori dello studio realizzato con il contributo di Fondazione Airc per la Ricerca sul Cancro. Pesante l’impatto della dieta sul rischio di tumori dell’apparato digerente. Per esempio, nel caso del tumore del colon retto, il 10,5% dei casi nei maschi (2.459 casi) è attribuibile al consumo di carne lavorata; il 3,3% al consumo di carne rossa; il 4,8% a un basso consumo di latticini; il 7,9% al ridotto consumo di fibre. Nelle donne i valori sono leggermente più bassi (rispettivamente il 7%, il 2%, 4,3%, il 9%). “Il messaggio che emerge da questo studio è che, sebbene l’alimentazione italiana sia migliore di quella di molti altri Paesi, ci sono ancora margini di miglioramento”, conclude La Vecchia. “Con interventi semplici e che conosciamo bene potremmo ridurre in maniera importante l’impatto dei tumori”.

22 Ottobre 2024
di intermedianews
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Salute della bocca: con parodontite e edentulia più rischio di malattie non trasmissibili

Il sorriso è da sempre un indicatore di buona salute, ma quando è offuscato da malattie gengivali come la parodontite e dalla sua conseguenza più grave, l’edentulia (la perdita totale dei denti), il rischio di morte aumenta sensibilmente. Uno studio, pubblicato sul Journal of Dental Research, rivela che la parodontite e l’edentulia si associano a un aumento del rischio di morte per qualsiasi causa, nonché a una maggiore mortalità specifica legata a malattie cardiovascolari, tumori e patologie respiratorie.

Il problema assume dimensioni globali: secondo i dati più recenti del Global Burden of Disease, si stima che la parodontite severa colpisca oltre un miliardo di persone (circa il 12,5% della popolazione mondiale), mentre l’edentulia affligge 353 milioni di individui, pari al 4,11% della popolazione globale. Entro il 2050 si prevede un incremento significativo di questi numeri, con un aumento del 44% per la parodontite e dell’83% per l’edentulia. Lo studio, una vasta meta-analisi che ha coinvolto oltre 5,71 milioni di partecipanti, è stato condotto da Mario Romandini, socio attivo della Società Italiana di Implantologia e Parodontologia (SIdP), in collaborazione con esperti dell’Universidad Complutense di Madrid. I risultati sono allarmanti: la parodontite è associata a un aumento del rischio di mortalità per tutte le cause del 46%, a un incremento del 47% del rischio di morte per malattie cardiovascolari, del 38% per tumori, oltre il doppio per malattie coronariche e oltre il triplo per patologie cerebrovascolari. L’edentulia, conseguenza dei casi più gravi di parodontite, si associa a un rischio di mortalità per tutte le cause aumentato del 66%, con un rischio di morte per malattie cardiovascolari raddoppiato, un aumento del 55% del rischio di decesso per tumori, del 72% per polmonite, e un rischio di morte per malattie cerebrovascolari come l’ictus più che triplicato. “Da anni sappiamo che la parodontite è collegata a un rischio maggiore di sviluppare malattie croniche non trasmissibili, come diabete e malattie cardiovascolari, tra le principali cause di morte a livello globale.

21 Ottobre 2024
di intermedianews
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Studio: da diabete a cancro, l’obesità può causare oltre 200 problemi medici

L’obesità può causare oltre 200 problemi medici, tra cui ictus, infarto, demenza, diabete e malattie renali. Tuttavia, perdere peso riduce significativamente i rischi, spiega il Dr. Tham Kwang Wei, endocrinologo senior e presidente dell’Associazione di Singapore per lo Studio dell’Obesità. Una perdita di peso del 10%-15% migliora la salute, e anche una riduzione del 3% può migliorare il controllo del diabete. Per ottenere la remissione del diabete, è necessaria una perdita minima del 15%. Il grasso in eccesso, noto come grasso viscerale, si accumula sugli organi e ne compromette la funzione, causando infiammazione e stress ossidativo. Questi processi possono portare a malattie cardiache, ictus, cancro e Alzheimer. Il grasso viscerale produce proteine che promuovono la crescita dei tumori.

Per perdere peso, è più efficace ridurre l’apporto calorico piuttosto che fare più esercizio. Tuttavia, l’attività fisica è importante, poiché maggiore massa muscolare accelera il consumo di grasso. Ridurre le porzioni del 25% può aiutare a perdere peso, ma una riduzione del 10%-15% potrebbe richiedere farmaci, come i GLP-1, che sopprimono l’appetito e possono portare a una perdita del 20% del peso.