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Tumori, alimentazione scorretta responsabile di 1 caso su 20

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La cattiva alimentazione è responsabile di circa il 5% dei casi e dei decessi per cancro in Italia, vale a dire poco più di 12mila nuove diagnosi di cancro nei maschi e 8mila nelle donne, a cui si aggiungono oltre 10mila decessi. Sono i dati che emergono da uno studio coordinato dall’Università degli Studi di Milano e pubblicato sull’International Journal of Cancer. “Lo stile di vita e i fattori ambientali svolgono un ruolo importante sul rischio di cancro, offrendo importanti vie di prevenzione”, ricordano i ricercatori. “In particolare, esiste un ampio corpus di prove epidemiologiche che indica come una dieta scorretta sia un fattore di rischio modificabile per il cancro”. Analizzando la dieta degli italiani e i livelli di consumo medi dei diversi alimenti, i ricercatori hanno scoperto che la dieta Mediterranea costituisce ancora il modello di alimentazione prevalente e le abitudini a tavola degli italiani sono più salutari rispetto a quelle che si riscontrano negli altri Paesi. Ciononostante, complessivamente il 6,3% delle nuove diagnosi di tumori negli uomini e il 4,5% nelle donne in Italia è dovuto all’alimentazione. “Ciò significa che dopo il fumo e l’obesità e sovrappeso, la dieta è il principale fattore di rischio modificabile per il cancro”, spiega Carlo La Vecchia, docente di Statistica Medica ed Epidemiologia all’Università Statale di Milano, e tra gli autori dello studio realizzato con il contributo di Fondazione Airc per la Ricerca sul Cancro. Pesante l’impatto della dieta sul rischio di tumori dell’apparato digerente. Per esempio, nel caso del tumore del colon retto, il 10,5% dei casi nei maschi (2.459 casi) è attribuibile al consumo di carne lavorata; il 3,3% al consumo di carne rossa; il 4,8% a un basso consumo di latticini; il 7,9% al ridotto consumo di fibre. Nelle donne i valori sono leggermente più bassi (rispettivamente il 7%, il 2%, 4,3%, il 9%). “Il messaggio che emerge da questo studio è che, sebbene l’alimentazione italiana sia migliore di quella di molti altri Paesi, ci sono ancora margini di miglioramento”, conclude La Vecchia. “Con interventi semplici e che conosciamo bene potremmo ridurre in maniera importante l’impatto dei tumori”.

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