Esperienza di una oncologa coordinatrice di screening oncologici. Tra scienza e coscienza.
dr.ssa Maria Rita Noviello, Responsabile degli Screenings Asl Roma 3
“Attenzione!!!!! L’infezione da COVID-19 mette a repentaglio la nostra vita, di COVID si può morire!!!”.
Questo il mantra che ha accompagnato le nostre esistenze a partire da metà febbraio del 2020. La Sanità si è come paralizzata ed inizialmente quasi arresa al nuovo nemico: sconosciuto, temibile, pericoloso, mortale.
Ad un tratto è come se qualcuno avesse riscritto il trattato di Patologia Medica e cancellato tutte le malattie che eravamo abituati a curare: i nostri fonendoscopi e i nostri camici si sono inchinati ad un nuovo tiranno dal nome altisonante: SARS-CoV-2, appartenente ai Coronavirus, che già per quel “corona” nel nome facevano pensare al comando …
In Italia da febbraio 2020 ad oggi sono decedute più di 100.000 persone per COVID-19 (JHU CSSE CIVID-19 Data) ma non abbiamo avuto solo queste perdite: per COVID-19 in Italia sono “morti”, solo nei primi mesi del 2020, un milione e quattrocentomila esami di screening (AIOM ed ESMO 2020)!
Questo si tradurrà, statistica alla mano, in un aumento della mortalità del 16,6%, nei prossimi 5 anni, per neoplasia del colon-retto e del 9,6%, per neoplasia della mammella (AIOM ed ESMO 2020).
Dati terribili, considerando che in un anno in Italia già muoiono per tumore 180.085 persone (dati ISTAT 2017).
Da oncologa, conosco bene la storia delle malattie neoplastiche e sono ben consapevole del vantaggioso impatto prognostico della diagnosi precoce, perseguita anche dagli screening oncologici per tumore della mammella, della cervice e del colon-retto.
Gli screening, da quando è andato in vigore il Piano Nazionale della Prevenzione 2014-2018, salvano vite:
- Lo screening mammario, per ogni 1000 donne, salva 9 vite.
- Lo screening della cervice ha ridotto del 50 % la mortalità per neoplasia della cervice uterina.
- Lo screening del colon-retto ha ridotto del 25% la mortalità per neoplasia del colon retto.
Quando, a metà dello scorso ottobre, sono approdata al coordinamento screening della mia Azienda, ancora fresca di tragedie oncologiche di malattie in fase avanzata, avendo lavorato fino ad allora in un day hospital oncologico, ho realizzato che, a causa della pandemia e del lock down, erano stati eseguiti circa il 40% di screening in meno, con inevitabile conseguente riduzione di eventuali diagnosi precoci di cancro. Da oncologa sapevo bene che cosa potesse significare!
In un momento che non ti aspetteresti, prima di Natale, con l’angoscia di passare le feste in solitudine, con i DPCM incombenti, con lo spettro di un virus “eterno”, con la nostra Azienda, la ASL Roma 3, abbiamo pensato di fare offerta attiva di test di screening organizzando degli “Open Day”, accesso libero e niente prenotazione! Per poter riconciliare la popolazione con gli screening e con la loro Azienda, che tendeva una mano accudente: “Io ci sono!”.
I volontari di una Associazione Oncologica, che hanno fattivamente collaborato, dal profondo della loro esperienza di malattia, hanno “preso per mano” le persone e le hanno condotte alla Salute e alla preservazione della stessa, in sei giorni in cui in tre presidi potevano essere erogati tutti e tre gli screening.
Hanno partecipato più di 500 persone, sono state eseguite 222 mammografie, 260 Pap test ma il risultato più eclatante ha riguardato lo screening del colon retto, storicamente più carente: le provette consegnate per sangue occulto hanno rappresentato il 38,5% di quelle consegnate in nove mesi!!!
L’obiettivo degli Open Day era riaccendere i riflettori sull’importanza degli screening oncologici, ricordare che non esiste solo il COVID-19 e sottolineare che la tutela della propria salute non passa solo dal doveroso uso della mascherina, ma anche dal consenso ad eseguire semplici test gratuiti.
Lo slogan è stato “Caro Babbo Natale quest’anno regalami tanta salute”.
A maggio abbiamo replicato con gli open day “Le rose di maggio”: lo slogan è stato “Tratta il tuo corpo come una rosa e dedicagli tempo. La Salute si coltiva”.
Babbo natale ha passato il testimone al Piccolo Principe: “… E’ il tempo che tu hai perduto per la tua rosa che ha fatto la tua rosa così importante …”.
Le persone partecipanti sono state questa volta quasi mille: Il Piccolo Principe batte babbo Natale, la Vita batte la morte, la Speranza batte l’angoscia.
E’ necessario ricreare e rivivificare una cultura degli screening, in modo che non debbano più essere considerati una fucina di malati ma catalizzatori di salute, anche durante una pandemia, per non aggiungere vittime a vittime.
La Rosa diventa simbolo di resilienza. Quella resilienza a cui la Sanità sta tanto aspirando.