Guarire da un cancro è meraviglioso. Sentire il tuo corpo risvegliarsi dal torpore delle chemio è una rinascita. La vita dopo la malattia è più piena, più vera, più sentita.
Ma in fondo in fondo quando si può dire con sicurezza sono guarita?
E questo tarlo che si insinua nella mente è perfido,è crudele. La gioia talvolta lascia il posto alla malinconia, i pensieri si fanno contorti, la ragione diventa follia.
Chi non è mai stato malato – i “sani” – mi bacchettano dicendomi che nessuno ha la sicurezza sulla durata della propria vita (e mi fa l’esempio dell’incidente stradale). Ecco, a loro volevo rispondere che noi “malati” abbiamo qualche motivo in più per essere meno sicuri, e sinceramente preferirei non scendere un giorno dall’auto piuttosto che morire di cancro.
Ecco “guarita” è una parola grossa, è un miraggio o un traguardo. E’ una meta che ogni malato si prefigge. La sua conquista da una gioia indescrivibile, ti senti quasi un supereroe: “ecco, io ce l’ho fatta!”
Ma il timore di riperdere la tua salute ti fa tornare un’agnellino davanti al lupo e e ti fa tremare di paura.
E di fronte alla possibilità di riperdere i capelli, di riaffrontare le cure, con tutto ciò che queste comportano, ti fanno perdere le tue sicurezze, proprio perchè sai a cosa adesso andresti incontro.
La prima volta le affronti con coraggio perchè ti stai buttando nel vuoto, non sai a cosa stai andando incontro….ma se ci fosse una seconda? Ed ecco riaffiorano alla mente parole sepolte in qualche angolo della memoria ,che credevi addirittura dimenticate, ma non si può e non si deve dimenticare, quali flebite, secchezza delle mucose, stanchezza, nausea. Lo sconforto la fa da padrone in questi momenti.
Il post cancro è un susseguirsi di up and down dell’umore, di saliscendi, come nelle montagne russe, anche se tu avresti voglia di una passeggiata in pianura.
Ma a me sta vita me l’han data così, mi ci devo abituare, ci devo convivere….e meno male che ce l’ho!