Ho vissuto la duplice esperienza del cancro al seno, figlia di una mamma malata ed io stessa malata, nove anni dopo. Credo che la prima esperienza sia stata per me la più traumatica, dolorosa, più distruttiva. Non avevo capito la gravità della situazione fino al giorno in cui ti ho persa.Non volevo vedere,non ho voluto capire, ma mi è anche stata taciuta una verità lacerante. Non è stato corretto,mamma.
Avete deciso voi per me, privandomi della libertà di poter agire diversamente. Come figlia,fino alla fine mi hai protetta. Fino all’ultimo giorno sei stata una mamma straordinaria. Ti ho sognata spesso nel corso degli anni. Eri contrariata, mi disapprovavi scuotendo la testa, ti chiedevo di tornare indietro, tu mi dicevi sempre di no. E’ un dolore che mi accompagnata in ogni giorno della mia vita, non si è mai attenuato.
Non ho trovato un senso alla tua morte fino al giorno in cui ho scoperto di essere malata anche io.
Dimentico spesso le cose, un po’ per colpa mia, un po’di memoria me l’hanno rubata le chemioterapie. Ma quel giorno non lo dimenticherò mai. Mi ricordo ogni mio gesto, le scale di corsa, la mano che trema mentre apre la busta, l’infermiera che mi parla ma io scappo, ridiscendo le scale a gran velocità e mi fermo in strada a singhiozzare come una bambina, a raccogliere i cocci della mia anima distrutta. Non sapevo davvero cosa fare.
Sono andata in panico. Non sapevo cosa avevo, chi era il mio nemico, quanto dovevo combattere, se potevo ancora combattere o era troppo tardi. Mi sono bevuta una bottiglia di rum Zacapa, con mio fratello, per lenire il dolore. Sono sempre stata brava a soffocare le emozioni, a scappare dai problemi, ma in quell’occasione non avevo scampo, non potevo fuggire, il cancro sarebbe corso via con me, il nemico albergava in me.
Quello stesso pomeriggio dovevo vedere un dottore, mi aveva detto l’infermiera mentre fuggivo via. Puzzavo d’alcol alla mia prima visita medica, ma nessuno disse niente, non ero riuscita ad ubriacarmi, il dolore era più forte o il cancro sapeva nuotare.
Mi vide un radiologo(!?), mi disse scuotendo la testa “Signorina qua la situazione è grave, è molto grave”. Se dovessi dargli un voto sulle sue capacità d’approccio al paziente, gli darei zero.
Lì ho capito molte cose, ho capito anche che la tua morte poteva insegnarmi qualcosa. Ero passata dall’altra parte della barricata che divide il mondo in sani e malati. E’ un mondo tosto quello dei malati, ogni giorno ci si sveglia in trincea e si deve combattere per guadagnarsi ogni singolo giorno.
Porto i segni nel mio corpo di quella guerra, splendide cicatrici che mi ricordano ogni giorno quanto sia bella la vita, anche quando va tutto storto e ti verrebbe voglia di mollare, anche se la vita mi ha presa a schiaffi, piango, soffro ma mi rialzo sempre e la affronto a muso duro perchè è l’unica vita che ho.Voglio provare ad andare fino in fondo e vedere che succede poi.
Ho cambiato ospedale, medici, non volevo curarmi da quegli stessi medici che non ti avevano salvata. Non ho vissuto la malattia come una condanna ma come un valore aggiunto, un’esperienza che poteva darmi qualcosa, non solo togliermi la vita. E tu sei tornata nei miei sogni, splendida, raggiante più giovane e bella e mi hai detto con un gran sorriso “Sono tornata”. E’ con te accanto che vivo il cancro con più forza nell’animo perchè so che vegli su di me, mamma.
Michela Dei Meneghetti
Il blog di Michela: It’s my life
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