Cominciare adesso?
È probabile quanto normale che in un momento della propria esistenza così delicato prevalgano le paure e ci si senta spesso invitare a non affaticarsi, a riposarsi, evitando sforzi fisici: il timore è quello di indebolirsi ulteriormente o addirittura far progredire la malattia.
Ma come abbiamo già detto la ricerca scientifica degli ultimi trent’anni riconosce all’ attività fisica un ruolo di valida co-terapia, nel vasto panorama delle cure antitumorali.
Detto ciò non bisogna dimenticare che possono esistere delle controindicazioni dettate dal decorso della malattia, della terapia o da condizioni preesistenti. Per questo motivo è importante che il medico e tutto lo staff curante (sarebbe auspicabile che ne facessero parte sempre anche degli insegnanti di attività motorie) siano fatti partecipi delle scelte della paziente, fornendo la propria competenza per adattare l’attività fisica alle sue condizioni e rendere il programma o la scelta della disciplina sicura, oltrechè divertente ed efficace.
Fra le condizioni fisiche che possono rappresentare controindicazioni assolute o relative ad una attività fisica (ma che possono orientare magari per attività meditative e/o respiratorie) si possono annoverare:
- metastasi ossee od osteoporosi con rischio di fratture
- disturbi cardiocircolatori e/o respiratori gravi
- infezioni acute
- febbre
- forti dolori
- nausea o vomito
- valori ematici fortemente alterati
Per tutte le donne però che possono e che desiderano “muoversi” l’impatto della diagnosi può trovare un buon viatico nell’attività psico-fisica.