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Carcinoma del rene: in un caso su 3 il riscontro è occasionale

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Roma, 14 aprile 2020 – Il tumore del rene presenta dei sintomi caratteristici come: dolore al fianco, al dorso, all’addome e presenza di massa palpabile o presenza di sangue nelle urine. Il riscontro, da parte del personale medico e sanitario, è però nell’oltre 30% dei casi occasionale. “Di solito avviene e quando un paziente si sottopone a un accertamento radiologico a livello addominale per altri motivi o problemi di salute – sottolinea Alberto Lapini, Presidente Nazionale della Società Italiana di Uro-Oncologia (SIUrO) -. Quindi capita che attraverso un’ecografia, una TAC o un RMN casualmente si scopre una massa renale. Si tratta spesso di un evento fortunato perché consente di riscontrare la patologia oncologica in uno stadio precoce e non invece quando è già troppo tardi. E’ possibile così trattarla più facilmente attraverso un intervento chirurgico spesso risolutivo. In altri casi, invece, potrebbero manifestarsi i primi segni di una malattia avanzata che sono aspecifici come febbre, debolezza, inappetenza, calo di peso, dolore al fianco, presenza di sangue nelle urine. Oppure sono causati dallo sviluppo delle metastasi soprattutto a livello osseo. Le altre sedi più colpite sono i linfonodi, in prevalenza quelli addominali e toracici, i polmoni, il fegato, e il cervello”.

“La diagnosi del carcinoma renale inizia con il riscontro ecografico di una massa sospetta – aggiunge Giario Conti, Segretario della SIUrO -. La conferma successiva avviene, nella maggioranza dei casi attraverso, una TAC in grado di definirne meglio la grandezza. La biopsia della massa renale non viene invece svolta quando le dimensioni o le caratteristiche sono tali da consigliare in ogni caso un intervento chirurgico. La biopsia è invece richiesta quando la malattia è metastatica e non può essere trattata con il bisturi. Attraverso questo esame si riesce a conoscere meglio la tipologia di tumore e si può scegliere la cura più opportuna. Oltre alla chirurgia si interviene con delle terapie mirate cioè farmaci che hanno un’azione “antiangiogenica”. Possono inibire la formazione di nuovi vasi sanguigni e interferire con lo sviluppo del tumore. Oppure si somministrano degli immunoterapici, molecole in grado di “sbloccare” il sistema immunitario e renderlo in grado di riconoscere ed aggredire il cancro. Radioterapia e chemioterapia sono invece efficaci solo in alcune particolari casi e vengono quindi poco utilizzate”.

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