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Oltre la malattia

Buon sonno e abitudini, scoperta l’importanza degli orari fissi

Florida, 17 gennaio 2014 – Le giornate all’insegna dell’abitudine possono essere un toccasana per il buon riposo.

A suggerirlo sono i risultati di una ricerca frutto della collaborazione tra l’Università dell’Alabama di Tuscaloosa e l’Università della Florida di Gainesville, pubblicata su Journals of Gerontology: Series B. Facendo compilare a 100 individui di età compresa fra i 18 e i 95 anni un diario delle loro attività quotidiane e della qualità del loro riposo, le autrici della ricerca hanno scoperto che i giovani adulti che sono fedeli alla propria routine quotidiana, uscendo di casa sempre alla stessa ora per andare a lavorare e cenando ad un orario regolare, si addormentano più facilmente, dormono meglio e durante la notte si svegliano meno spesso. La situazione può però ribaltarsi con l’invecchiamento. La stessa ricerca ha infatti svelato che nella popolazione fra i 60 e i 95 anni, variare le abitudini quotidiane può avere un impatto più positivo sulla qualità del riposo. “Abbiamo scoperto – spiega Natalie Dautovich, primo nome dello studio – che per la maggior parte degli aspetti del sonno completare le attività ad orari regolari predice la qualità del sonno meglio rispetto all’orario del giorno al quale queste attività vengono completate”. In altre parole, non è tanto importante se si cena alle 18 o alle 20, quanto farlo sempre allo stesso orario. Tuttavia, durante la terza età variare l’orario della cena può favorire un sonno più lungo e iniziare le attività quotidiane ad un orario diverso rispetto al solito permette di addormentarsi più velocemente. Secondo le autrici il modo migliore per favorire il buon sonno resta vivere giornate attive mettendo al bando l’ozio. I risultati di questa ricerca aprono però nuove domande, suggerendo che nel caso degli anziani variare gli impegni quotidiani potrebbe aiutare a riposare meglio durante la notte.

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