Souloncology

Oltre la malattia

La lezione del cancro: storia di una paziente a cui la malattia ha cambiato la vita. In meglio

Claudia ha 54 anni e fa la fisioterapista. Il tumore al seno le ha insegnato ad essere più centrata, a vivere con leggerezza e a capire meglio i pazienti. Il futuro? “Non ci penso, ora ho una buona mano di carte, e me le gioco”.

tempo. Il tempo è un concetto complesso, qualche volta doloroso, per chi conosce la paura di non averne più abbastanza. “Io tendevo a posticipare le cose prima della malattia – riprende – anche le cose piacevoli: ora non posticipo più niente. Sono qui e ora, e assaporo il momento. Faccio un fermo immagine e godo della mia vita, di quello che ho e che ho costruito”.

Essere “sul pezzo”. Claudia sembra possieda quel tipo speciale di leggerezza che è elaborazione di pensieri profondi. È simpatica, ride, è positiva. È ottimista, e fa continuamente battute mentre racconta la sua esperienza. “So bene che non va sempre così, che sono stata fortunata, ed è chiaro che quello che provo, come vivo e come penso oggi, è un punto di arrivo. Quando sei in trattamento sei al fronte: pensi solo a combattere. Sei sul pezzo”. Ricorda il giorno in cui ha perso i capelli, tutti insieme, improvvisamente. “Fu molto triste, le mie amiche per distrarmi mi portarono a cena fuori. Pioveva e loro avevano i capelli appiccicati sulla testa. In effetti l’unica in ordine ero io – ironizza, scacciando la tristezza – con la mia parrucca nuova di zecca”.

La malattia non è la vita. Il cancro è circondato da pregiudizi, è descritto da metafore, è vittima ancora oggi di un simbolico drammatico che non sempre rende giustizia ai continui successi dell’oncologia, e nemmeno ai pazienti, che delle parole non dette o solo sussurrate e dei sotterfugi linguistici sono le prime vittime. E allora colpisce la naturalezza con cui Claudia parla della sua avventura. Ma è sempre stato così? Anche mentre era malata parlava del suo tumore in questo modo? “Sì certo, non ho mai nascosto la mia situazione, non ho mai sorvolato, non ho mai chiamato le cose con altri nomi. Ho parlato del mio carcinoma con semplicità a chiunque mi chiedesse. La malattia, se ne parli, rimane quello che è: una questione pratica che si affronta, qualcosa che ha dei confini. Io sentivo che se l’avessi nascosta, tenuta dentro di me, sarebbe diventata un mostro privo di contorni, qualcosa che fa paura e basta. Tante volte mi sento dire di essere stata e di essere ancora un esempio per chi è malato, perché ho avuto coraggio. Ma per me era facile, perché ho sempre pensato che un tumore fosse solo una malattia da curare, e la cura una prassi da seguire”. E quanto al futuro? “Non me ne preoccupo – risponde – ora ho un buona mano di carte, e me le gioco tutte. La prossima avventura è una ciaspolata in Veneto con le amiche”.

www.repubblica.it/oncologia/testimonianze/2018/01/24/news/la_lezione_del_cancro_storia_di_una_paziente_a_cui_la_malattia_ha_cambiato_la_vita_in_meglio-187159048/

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