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Oltre la malattia

Tumori: Italia modello in Europa per le cure simultanee. “Ma va realizzata subito l’integrazione delle reti”

Milano, 26 settembre 2013 – In Italia il 35% dei malati di cancro giunge alla diagnosi quando la malattia è in fase avanzata. A questi pazienti deve essere applicato il modello di cure simultanee, che implica l’integrazione tra terapie oncologiche e cure palliative.

Ogni anno nel nostro Paese si registrano 364mila nuovi casi di tumore: 202.500 (56%) negli uomini e 162.000 (44%) nelle donne. I sintomi fisici correlati al cancro (il dolore in particolare), insieme ai disagi psicologici e sociali, hanno un impatto negativo sul deterioramento della qualità della vita dei malati e delle loro famiglie. Negli ultimi anni un numero consistente di studi ha dimostrato l’utilità di associare in modo sistematico il trattamento dei sintomi causati dal cancro (non solo fisici, ma anche psicologici, sociali e spirituali), alle terapie antitumorali nei malati in fase metastatica, ottenendo non solo un beneficio su tutti i parametri di qualità della vita, ma, in qualche caso, anche un allungamento della sopravvivenza dei pazienti. L’Italia detiene il primato in Europa con ben 35 centri di oncologia certificati dalla Società Europea di Oncologia Medica (ESMO) per l’integrazione precoce tra le terapie oncologiche e le cure palliative. Ma, anche se le cure simultanee sono state inserite nel Piano Oncologico Nazionale 2010-2013 e riconosciute, a livello internazionale, come modello ideale per rispondere a tutti i bisogni del malato, carenze organizzative e di personale dedicato rappresentano un ostacolo alla sua piena realizzazione. La denuncia viene dalla “I Conferenza di Consenso sulle Cure Simultanee” organizzata dall’Associazione Italiana di Oncologia Medica (AIOM) nei giorni scorsi a Roma, con la partecipazione di rappresentanti del Ministero della Sanità, del Coordinamento Tecnico della Commissione Salute, e di presidenti di Società Scientifiche, Collegi e Associazioni dei pazienti (CIPOMO, SICP, SIMG, AIRO, SICO, AIPO e FAVO).  L’86% dei 449 oncologi che hanno risposto al questionario AIOM online, si sono detti favorevoli ad una integrazione precoce tra l’oncologia ed i servizi di cure palliative, ma solo il 31% degli intervistati dichiara che l’integrazione è presente dove lavora. “È essenziale – sottolinea la Dott.ssa Vittorina Zagonel, presidente della Conferenza – che le Reti di Cure Palliative, previste dalla Legge 38, si interfaccino in maniera sistematica con le Reti e i Dipartimenti di Oncologia, per garantire ai pazienti oncologici, su tutto il territorio nazionale, le Cure Simultanee. Il documento di consenso, scaturito dalla Conferenza, sarà presentato al Ministro della Sanità in occasione del Congresso Nazionale AIOM, che si terrà a Milano dall’11 al 13 ottobre”.

 

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