Souloncology

Oltre la malattia

Port&parrucca: prima tappa dal tunnel di Laura

Prima tappa degli appunti semiseri di Laura dal tunnel

Primo appuntamento con la chemio fissato per il fatidico 20 luglio. Vorrei premettere la persecutoria sfiga che ha fatto sí che quest’estate fosse la più calda del millennio (almeno per il momento)e che ero stata operata da 4 giorni quando sono stata accolta nella nuova stagione da Scipione, il primo dell’ infinita sequela di roventi anticicloni africani che ci ha grigliati fino a settembre! Mai nella vita ho tanto agognato la neve, tanto di valutare l’opzione di raccattare le mie cose e trasferirmi ogni 21 giorni in Groenlandia…Forse poco pratico, ma decisamente rigenerante.

Torniamo a noi e torniamo alla decisione di installare un Port. Dopo descrizioni apocalittiche su ciò che poteva capitare alle mie vene e ai funerei presagi di “stavaso” della chemio (urticante, aliena, pericolosissima, insomma una sorta di preludio alla necrosi irreversibile!!!) ho deciso, tra lo stupore di oncologi e personale medico in genere, di richiedere l’installazione di un port di accesso diretto alla vena. Pensavo fosse una vera passeggiatina dopo tutto quello che negli ultimi 12 anni ho dovuto subire, e invece é stata una sorpresa alquanto imprevista.
Un’oretta di sala operatoria, anestesia locale, rumore di fili metallici che scorrono in te ed un inquietante resoconto dettagliato di ciò che ti stanno facendo, che andava dal: “fermissima ora altrimenti ti buco il polmone!” al “ti devo aprire di più perchè sto coso non entra…ah ste pelli giovani cosí vascolarizzate come sono dure…i vecchi si tagliano come un burro!”, seguito da una sosta in radiologia per vedere se il catetere era stato montato bene (tralascio il fatto di essere stata dimenticata nel reparto di radiologia per tre ore, fintato che qualcuno non si è accorto della mia misteriosa scomparsa)!!

Port installato e collaudato due giorni dopo con il primo ciclo di chemio. STO COSO FUNZIONA, somiglia ad una cisti, ma sti cavoli! Ormai sono un fenomeno da baraccone ambulante: sudo solo da un’ascella con tanto di alone bagnato, ed ho un surrogato di tetta abnorme ripiena di acqua che stona con quella moscetta in sola carne che guarda verso il basso in corrisponenza del lato sano (quello che ancora suda, per intenderci!).

Bene, ora é il momento di essere pratici e non perdere tempo: la peluria complessiva del mio corpo aveva i giorni contati, al massimo 12-15 per la perdita dei capelli, e a seguire l’intero disfacimento del bulbo pilifero ovunque si potessero manifestare forme di vita pelosa. oh cielo!

Cosí vado a scegliere una parrucca, opto per capelli veri e scopro che esiste una differenza tra “pelo asiatico” e “pelo europeo” (gulp), opto per quello europeo sia per una questione economica (costa meno, forse in virtù di spese di trasporto più contenute!) e sia per una banale forma di patriottismo. Unico inconveniente: io sono equipaggiata ancora di capelli di proprietà biondi meschati a caschetto, mentre la “cosa pelosa”, da quel momento soprannominata affettuosamente “parrucchina” o “Fuffy”, si presenta lunga, liscia e NERA!

Mi giurano il miracolo che la trasformerá in qualcosa simile a me, e prendo appuntamento per verificare la trasformazione. All’appuntamento mi viene messa in testa una parrucca color CENERE lunga e piastrata a 360 gradi…sembravo Barbara Streisand, tanto che ho aperto a tenda i capelli davanti ed ho iniziato a cantare “I’m a woman in love” sotto gli occhi increduli degli astanti.

A quel punto si é proceduto al taglio fino ad una lunghezza simile ad un caschetto. Ora quindi somigliavo alla Streisand in corto! Dopo una quantitá imprecisata di tinte e colpi di sole, Fuffy ha finito per essere un ottimo surrogato di capigliatura, adattato su di me con un taglio fashion, forse troppo fashion, che mi copriva l’occhio destro come Capitan Harlok, precludendomi una vista completa del mondo! ma ero un sacco figa!

Sono trascorsi appena un paio di giorni alla mia personalissima quanto drastica decisione di armarmi di forbici trinciapollo e di operare una trasformazione dell’odiato ciuffo in una pseudo frangetta. Il risultato è stato che dopo Capitan Harlok ora somigliavo decisamente ad uno schnauzer nano! Poco male, il fenomeno da baraccone era completo, ma almeno non mi incollavo le sedie e tutto ciò che non vedevo a destra!

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