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Oltre la malattia

Come si spiega il cancro ai bambini?

È già difficile parlarne tra adulti. Quando poi si tratta di affrontare il discorso con i bambini o gli adolescenti sembra impossibile. Ma bisogna farlo. Inutile fare finta di niente, peggio che mai negare l’evidenza. Perché la mamma vomita, perde i capelli, è sempre stanca? I bambini percepiscono quello che accade e lasciarli all’oscuro non significa proteggerli ma anzi aumentare le loro angosce e paure, facendoli sentire anche ingiustamente responsabili.

I bambini, anche piccoli, non possono e non devono essere esclusi da quello che accade, ma bisogna trovare il giusto modo di comunicare con loro. I genitori sono molto spesso in ambasce quando si tratta di affrontare questo discorso ma possono trovare dei validi suggerimenti.

La cosa importante è mostrarsi onesti. Un approccio schietto è il primo elemento utile a tranquillizzare i bambini, a fare in modo che pongano le loro domande a cui bisogna cercare sempre di rispondere con sincerità, pur adeguando le parole al loro grado di comprensione. Inutile confondere i bambini più piccoli con discorsi al di fuori della loro portata: si potrà semplicemente spiegare che il cancro è una malattia diversa dal raffreddore e dalla febbre, che può durare diverso tempo, fa sentire molto stanchi e può far pure perdere i capelli. Verso i dieci anni i bambini sono invece già in grado di comprendere discorsi più complessi e si potrà affrontare un percorso dal tono scientifico, parlando di cellule buone e cattive.

L’American Cancer Society consiglia di comunicare sempre anche il proprio punto di vista mostrandosi preoccupati ma anche fiduciosi nelle cure.

Ricordarsi inoltre che il discorso non è chiuso una volta comunicata la malattia: i bambini hanno costante bisogno di rassicurazioni, devono sentirsi parte integrante della famiglia e coinvolti anche nei momenti difficili.

Per essere di aiuto alle famiglie in questo percorso, la Lega Italiana Lotta Tumori (Lilt) ha istituito dal 2008 l’Ambulatorio GiocoParola all’interno dell’Istituto Nazionale Tumori (INT) di Milano. ”GiocoParola nasce su sollecitazione di una precisa richiesta di molti genitori – spiega Claudia Borreani, responsabile del servizio psicologia all’interno del quale si trova l’ambulatorio – che si trovano in molti casi in difficoltà nel raccontare ai figli la malattia”.

Con lo stesso scopo anche AIMaC (Associazione Italiana Malati di Cancro, parenti e amici) ha pubblicato un libretto intitolato “Cosa dico ai miei figli – Una guida per i genitori malati di cancro, sul modo in cui comunicare con i figli”.

A cura di Emanuela Valente

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